La visione nel neonato

I bambini e l’ipermetropia latente

Il ruolo dei genitori nell'osservare il bambino nell'ambiente

È realizzabile uno screening prescolare per l'ambliopia?

Capsulotomia primaria posteriore urgente nella cataratta pediatrica da 1 a 6 anni

Bambini e occhiali

Lo sviluppo della vista da zero a due anni

La vista del neonato alla nascita prevenzione e rischi dell’handicap visivo

La prevenzione dei deficit visivi del bambino

Cataratta pediatrica: la rimozione precoce dà buoni risultati

Quando la prima visita oculistica?

 


DOMANDE FREQUENTI

 

Fenomeno di Marcus-Gunn

Risvolti psicologici del portare gli occhiali

A che cosa serve l'esame del fondo dell'occhio

Trattamento dell'ambliopia

Servono le lenti progressive nella miopia?

Ostruzione dei canalicoli naso-lacrimali

Vero e falso in oculistica

Quando intervenire per correggere lo strabismo

E' possibile guarire dall'ipermetropia?

Bendaggio occlusivo

Torcicollo oculare

Congiuntivite virale

Lo sviluppo della vista

Ma l'ipermetropia come si corregge?

Nistagmo orizzontale

Blefariti ricorrenti

Cataratta congenita

Ogni tanto sembra strabica

Ptosi palpebrale

Nistagmo congenito

Un metodo alternativo per curare lo strabismo

Uno strabismo saltuario a sei anni

Una congiuntivite allergica che non passa

Ha una palpebra più spessa dell'altra

Correzione dell'ipermetropia - ambliopia

Sarà veramente daltonica?

Cataratta congenita

Stereotest di Lang

Dieci domande sulla miopia

Tossina botulinica nella cura dello strabismo

Possibile che sia miope e che non ce ne siamo mai accorti?

Megalocornea

Un riflesso bianco nell'occhio

Strabismo ad insorgenza improvvisa

Intervento chirurgico per lo strabismo

Uso degli occhiali nell'ipermetropia

Che legame esiste tra ipermetropia e strabismo?

Strabismo divergente

Atropina per l'esame della vista

La sindrome degli "occhi di gatto"

L'astigmatismo guarisce con il tempo?

Come si sviluppa la vista

Non ha il riflesso rosso

Strabismo

Strabismo: consigli sulla terapia

Anomalia di Peters

Anisocoria e problemi associati

Strabismo e febbre: quale meccanismo?

Allattamento e miopia

Ha una pupilla più piccola

Congiuntivite allergica

Glaucoma

Coloboma della palpebra

Gli lacrima sempre l'occhio

Controllo della vista

Emeralopia

Nistagmo

Sindrome di Duane

Strabismo

Tieni d'occhio i suoi occhi

Risposte a prima vista: è vero o falso?

Calazio

 

 

 

 

 

Fenomeno di Marcus-Gunn

 

Mia cognata ha un bambino di tre anni. Quando fa qualche sforzo o sbadiglia l'occhio sinistro lo apre molto, mentre invece quello destro rimane normale. Questo problema lo ha fin dalla nascita.

Da quel poco che mi dice potrebbe trattarsi del cosiddetto "fenomeno di Marcus-Gunn", legato ad una innervazione anomala che lega i muscoli della masticazione a quelli delle palpebre. Se, effettivamente, si tratta di ciò, c'è ben poco da fare. Andrebbe comunque approfondito lo stato dell'orbita del piccolo con eventuale TAC per escludere altre patologie (angiomi, linfangiomi, etc).


Risvolti psicologici del portare gli occhiali

 

A mio figlio di tre anni e mezzo è stato diagnosticato un astigmatismo miopico misto da correggere con lenti da -2.50 per ogni occhio. E' il caso di mettergli già gli occhiali fissi? Quali risvolti psicologici negativi può avere su di lui il fatto di portare gli occhiali?

In genere l'astigmatismo misto è ben compensato dal piccolo, ma un difetto superiore a 1.50 necessita di correzione. 

I risvolti psicologici sono sempre e comunque legati all'accettazione dell'occhiale da parte del genitore. Un bravo genitore sa filtrare e rendere "tollerabili" tutti i disagi che una protesi comporta. 

Pensi che quando avevo quattro anni, e portavo ahimè l'occhiale, mia madre mi diceva che anche Papa Giovanni XXIII portava gli occhiali. Per me era un idolo, più o meno come potrebbe esserlo il giocatore di calcio juventino Davids o il Pokemòn Blastoise... sono a corto di idoli, si sforzi un po' anche lei!


A che cosa serve l'esame del fondo dell'occhio

 

Cos'è e a cosa serve l'esame del fondo dell'occhio in un bambino di pochi mesi?

E' un po' come chiedere a cosa serve la visita oculistica. Infatti l'esame del fondo oculare è uno dei tempi fondamentale dell'esame oftalmico: esso, nel neonato, permette di escludere alterazioni congenite della retina, della coroide (che è una struttura prevalentemente vascolare, deputata al nutrimento di alcuni degli strati retinici) e del nervo ottico. 

Nel neonato prematuro è poi indispensabile per la diagnosi ed il follow-up di una grave malattia della retina che può intervenire nei pretermine e che si chiama ROP (Retinopaty Of Prematurity o, in italiano, retinopatia del prematuro).


Trattamento dell'ambliopia

 

A mia figlia, di cinque anni, due anni orsono è stata diagnosticata un'ipermetropia con strabismo. L'uso delle lenti e dell'occlusore hanno migliorato solo lievemente il difetto. Dopo un anno di cura nello stesso centro, abbiamo cambiato oculista ed ortottista. Quest'ultima sostituì l'uso del cerotto occlusore con un cerotto trasparente che se non ricordo male si chiama Press-on. Da un anno a questa parte la bambina è notevolmente migliorata, e anche l'uso di questo cerotto facilita la terapia perché la bambina non lo avverte come un "nemico" in quanto, essendo trasparente, le permette di guardare con entrambi gli occhi, anche se in maniera diversa. Vorrei sapere perché, se questa terapia da risultati così buoni, non può sostituire definitivamente il "cerotto da pirata"?

Sono veramente sorpreso dai fantastici risultati che il genitore segnala. Esistono numerose ragioni che dovrebbero renderci scettici a proposito di questa esperienza 

Due postille: 


Servono le lenti progressive nella miopia?

 

Ho una bimba di nove anni alla quale è stata riscontrata una miopia di -1 sull'occhio sinistro e -0,50 su quello destro. L'oculista che l'ha visitata ha prescritto delle lenti correttive da portare tutto il giorno. Siamo andati ad ordinare gli occhiali da un ottico qualificato nostro conoscente, che si è mostrato perplesso sul fatto di far portare tutto il giorno gli occhiali alla bimba, informandoci della possibilità di utilizzare delle lenti progressive, e comunque ci ha proposto di approfondire meglio il tutto con una ulteriore visita nella sua sede. Siamo rimasti in dubbio su cosa fare. A chi dobbiamo dar ascolto?

Rimango sempre molto perplesso quando un tecnico diplomato, come l'ottico o l'odontotecnico, suggerisce un approfondimento presso il negozio o laboratorio, contestando la diagnosi o la terapia di un medico oculista o di un odontoiatra. Chiariamo intanto che l'oculista, oltre al diploma di cui può fregiarsi l'ottico, ha una Laurea in Medicina ed una specializzazione in Oftalmologia che lo abilitano a gestire i problemi di salute degli occhi del suo bimbo con una competenza un po' superiore a quella del diplomato di cui sopra.

Ciò non esclude che lei sia incorso in un oculista poco preparato ma, almeno dal punto di vista istituzionale, il livello di formazione e competenza è più garantito per un medico che per un ottico. Lei ed il suo ottico potreste dirmi che le lauree in medicina si comprano, devo però dire che forse è più facile comprare un diploma da ottico. 

Per entrare nello specifico del suo problema il discorso si fa ancora più semplice: non esiste nessuna evidenza scientifica (nessuno studio pubblicato su riviste accreditate!) che la lente Varifocale o progressiva sia utile nella gestione della miopia. Posso però dirle che dal punto di vista ottico geometrico la lente progressiva in un paziente con -0.50 da più disagio che beneficio, a causa dell'aberrazione tipica di queste lenti. 

Se fossi maligno penserei che si tratta di un tentativo di appiopparle una costosa lente progressiva, ma dato che credo alla buona fede del tecnico credo sia solamente poco informato e le suggerisco di sentire un altro ottico, ricordando il motto latino che diceva "Sutor ne supra crepidam": calzolaio non spingerti oltre la scarpa. Se poi, non ha fiducia nel suo oculista senta anche un secondo parere, ma ma... non le sembra di crearsi un po' troppi problemi per una banale miopia? :-)


Ostruzione dei canalicoli naso-lacrimali

 

Mio figlio ha tre anni e a tre mesi or sono ha eseguito il lavaggio dei canali lacrimali (con anestesia), ma il problema non si è risolto, soprattutto quando il bambino ha il raffreddore o non sta bene. E’ risolvibile questo problema che è comparso sin dalla nascita?

Il problema si pone in quanto l'intervento è stato fatto troppo tardi (tre anni). Per risolvere il problema definitivamente andrebbe fatto un tipo di intervento alternativo: l'intubazione dei canalicoli lacrimali con tubicino in silicone.


Vero e falso in oculistica

 

Guardare la TV o il computer da vicino fa male agli occhi?

Falso. In realtà il monitor trasmette una quantità modestissima di radiazioni che non raggiungono la soglia di pericolosità a livello oculare. E' comunque opportuno evitare che il piccolo stia a meno di due metri dalla TV o di 60 cm. dal videoterminale, e che il loro impegno visivo in queste condizioni non superi le due ore nell'arco della giornata.  

Gli occhiali guariscono i difetti di vista?

Falso. Indossare la correzione non modifica la spontanea evoluzione dei difetti visivi. E' però necessario che i bambini che presentano problemi visivi indossino sempre gli occhiali prescritti.  

La benda corregge lo strabismo?

Falso. A volte i bambini strabici hanno una differente capacità visiva nei due occhi per cui si rende necessario il bendaggio dell'occhio migliore per far lavorare l'occhio "pigro". La vista migliora ma lo strabismo rimane invariato anche dopo il bendaggio. In genere per riallineare gli assi visivi è necessario effettuare un piccolo intervento chirurgico.  

L'occhio pigro può essere curato solo nei primi 8-10 anni di vita?

Vero. Tre bambini su cento preferiscono lavorare con un occhio solo, riconoscere precocemente questa condizione è fondamentale per potervi porre rimedio. L’occhio pigro o ambliopia è un disturbo che non dipende direttamente dall'occhio ma dal cervello che trascura le immagini inviate da questo: più tardi si interviene meno possibilità ci sono che il cervello riprenda ad usare le immagini trasmesse dall’occhio affetto. Dopo i 10 anni la situazione è irreversibile.  

Non è possibile visitare i bambini che non sanno leggere.

Falso. E' possibile effettuare una visita medico oculistica a qualsiasi età, anche a pochi giorni di vita. Avvalendosi di tecniche più o meno sofisticate il medico oculista è in grado di individuare tutti i problemi oculari dell'infanzia.  

Le lenti a contatto possono essere usate anche nella prima infanzia?

Vero. La lente a contatto può essere utilizzata a qualsiasi età. In alcune malattie, come nella cataratta congenita e nell'aniridia (N.d.R.: mancato sviluppo dell’iride, la parte colorata dell’occhio), è l'unica soluzione medica possibile. E' comunque sempre il medico oculista a suggerire questa opportunità  

I difetti di vista sono ereditari?

Vero. Sebbene sia possibile che due genitori portatori di un difetto visivo non lo trasmettano ai propri figli, la gran parte dei problemi oculari presenti in famiglia viene ereditato. Per questo motivo, sebbene una visita preventiva dal medico oculista è consigliata a tutti i bambini prima dei sei anni, il genitore affetto da miopia, ipermetropia o astigmatismo deve rivolgersi più precocemente allo specialista  

Carote e mirtilli curano la miopia?

Falso. La frutta e la verdura fanno bene in ogni caso, ma non hanno alcuna efficacia nel prevenire o curare qualsivoglia problema oculare. In alcuni paesi in via di sviluppo sono possibili gravi carenze alimentari, che possono giovarsi di apporti vitaminici supplementari; in questi casi preparati con le proprietà nutritive della carota e del mirtillo possono prevenire malattie oculari.  

Gli impacchi caldi giovano nelle congiuntiviti?

Falso. Il calore aumenta la dolorabilità nelle infiammazioni e contribuisce alla diffusione dell’infezione. In presenza di un arrossamento oculare è buona norma lavare con acqua fredda l'occhio e ricorrere al medico oculista se il sintomo persiste per più di 24 ore.  

Gli occhiali da sole si possono portare anche in tenera età?

Vero. I filtri solari o occhiali da sole sono indicati in età pediatrica. Il concetto che il sole è naturale e non è dannoso è stato superato ed i danni prodotti da esposizioni incontrollate ai raggi ultravioletti è stato accertato. Come proteggiamo la pelle dei bambini con le creme così è opportuno proteggere i loro occhi, soprattutto in alta montagna, sulla neve, al mare o in barca. Non si dovrebbe allo stesso tempo dimenticare un cappellino con visiera.


Quando intervenire per correggere lo strabismo

 

La mia piccola ha quasi sei anni e, da quando ne aveva due, porta gli occhiali per correggere l’ipermetropia e lo strabismo. Ha portato anche l'occlusione. Ora io ho girato vari medici e molti mi hanno detto che l'intervento per correggere lo strabismo va fatto entro i sei anni, mentre l'ultimo medico che la tiene in cura mi dice che l'intervento si può fare fino a dieci anni. La mia paura è che passati i sei anni il problema non sia più recuperabile al 100%, ma quando ho posto questa domanda mi è stato risposto che bisogna prima arrivare ad una visione ottimale di entrambi gli occhi. Secondo il vostro parere quale è l'età giusta per intervenire?

I dati che ci invia sono veramente pochi per poter valutare l'opportunità o meno dell'intervento. Sarebbe necessario visualizzare l'esame ortottico, conoscere il tipo e l'entità del difetto di refrazione (ipermetropia, astigmatismo) e quantizzare il visus con la correzione per potersi esprimere, con nozioni di causa, sul suo quesito.

Sicuramente è indispensabile che vi sia un buon visus in entrambi gli occhi (come afferma il suo oculista) e che il visus sia più o meno uguale nei due occhi, ma è anche vero che è preferibile operare al più presto per poter meglio recuperare, per quanto possibile, la visione binoculare.


E' possibile guarire dall'ipermetropia?

 

Hanno diagnosticato a mio figlio di sei anni una ipermetropia elevata che varia tra i 5 e i 7 gradi. Volevo sapere se è possibile guarire da una ipermetropia così e quali sono i rimedi migliori. E’ possibile che da noi genitori non sia stato notata? Ed eventualmente quali dovevano essere i sintomi? Inoltre volevo sapere se ripetere più volte l'esame della dilatazione della pupilla  nel giro di pochi giorni può essere nocivo. Confido in una vostra risposta che in qualche modo riesca a tranquillizzarmi.

La sua serenità mi auguro non sia turbata da un difetto visivo che, seppure considerevole, non è certamente preoccupante. In genere da difetti del genere non si guarisce (a patto che lei consideri questo problema una malattia), di sicuro il difetto si ridurrà negli anni.

Attualmente affronterei questa condizione con tranquillità perché il piccolo percepisce molto l'ansia del genitore e questo potrebbe condizionare negativamente l'accettazione dell'occhiale. La domanda sulla frequente instillazione di colliri, infatti, lascia trasparire il desiderio di effettuare controlli ulteriori nella speranza che un collega cambi la diagnosi. Va bene chiedere una seconda opinione, ma se ha in mente di portare il bimbo di qua e di là per curare la sua ansia, mi permetta di dirle che è su una strada pericolosa.


Bendaggio occlusivo

 

A mia figlia di due anni e mezzo è appena stata diagnosticata l'ambliopia e mi è stato consigliato il bendaggio occlusivo. Aldilà dei problemi di accettazione alla terapia da parte di mia figlia, ella ha subito manifestato eritema da benda tanto da impedirmi di riapplicarla (se non volevo ledere la cute); quindi ho iniziato con occhiali a cui applico del cerotto opaco. Volevo sapere se tale terapia può avere gli stessi risultati di una benda occlusiva, perché lei sbircia e spesso se li toglie.... è un continuo richiamarla. Quanto tempo generalmente dura questo tipo di terapia? Per favore non rispondetemi dipende dal bambino. Via internet ho trovato siti che sconsigliano la terapia occlusiva perché andrebbe a ledere l'occhio sano ma parlano di una terapia a base di esercizi ortottici. Che ne pensate?

[N.d.R.: l’ambliopia, nota anche come “occhio pigro”, è una diminuita capacità visiva di uno o di entrambi gli occhi, determinata dalla presenza di un ostacolo ad una adeguata stimolazione dell'apparato visivo, come può essere uno strabismo, un'ipermetropia, una cataratta congenita, o una miopia elevata in un occhio con l'altro integro].

Per poter ottenere qualche risultato dalla terapia occlusiva è necessario che questa sia fatta costantemente ed in maniera corretta (non permettendo in alcun modo la visione all'occhio da penalizzare). In sostituzione dei classici cerotti (Opticlude, Ortopad, ecc) è possibile utilizzare delle normali bende oftalmiche ben apposte (sempre sulla cute e mai sugli occhiali), eventualmente con cerotto carta anallergico. La terapia occlusiva va sempre effettuata sotto stretto controllo da parte dello specialista e non è assolutamente sostituibile con alcun esercizio ortottico.


Torcicollo oculare

 

La mia bambina di tre anni e mezzo, all'età di due anni, ha messo gli occhiali in quanto ipermetrope ed astigmatica all'occhio sinistro. Inoltre tende ad inclinare il collo ed il capo verso destra (torcicollo oculare). Mi é stato consigliato l'intervento chirurgico. Vorrei conoscere la tecnica di intervento ed il post-operatorio, e se con l'intervento può togliere definitivamente gli occhiali.

Il problema refrattivo (astigmatismo ipermetropico) non ha alcuna relazione con il torcicollo oculare, che dovrebbe dipendere da un muscolo obliquo (ciclorotatore). Per questo motivo non credo che l'intervento influirà sul difetto corretto dagli occhiali. Non posso esser preciso riguardo alla tecnica chirurgica non conoscendo l'indicazione precisa, ma posso dirLe che la chirurgia sui muscoli obliqui, sebbene meno usuale, dà grandi soddisfazioni.


Congiuntivite virale

 

Da che cosa è provocata la congiuntivite virale e come si cura? Ed è vero che ci mette tanto a passare? Esistono delle precauzioni da prendere per evitare il contagio?

La congiuntivite virale è un’infiammazione della congiuntiva, la mucosa che riveste la parte interna delle palpebre e la parte bianca dell’occhio (la sclera), provocata da virus, in particolare l’Adenovirus, il mollusco contagioso, i Coxsackie virus e i due Herpes virus, l’Herpes simplex e l’herpes Zoster. 

Si manifesta in modo acuto, improvviso, solitamente ad entrambi gli occhi con fotofobia (intolleranza alla luce), arrossamento della congiuntiva, sensazione di corpo estraneo nell’occhio (come se fosse entrata della sabbia), leggero rigonfiamento dei bordi delle palpebre, bruciore agli occhi e comparsa di piccoli rigonfiamenti di colore biancastro (chiamati follicoli) sulla mucosa congiuntivale. A tutto ciò si aggiunge una secrezione di tipo acquoso, piuttosto abbondante, con tendenza a diventare prima bianca e densa, e poi giallastra e vischiosa, allorquando, come spesso capita, si associa una sovrainfezione di tipo batterico. Spesso è presente, nelle forme da Adenovirus, anche un ingrossamento dei linfonodi preauricolari, situati cioè anteriormente ai padiglioni auricolari. 

La congiuntivite virale è una malattia molto contagiosa, tanto che spesso può provocare vere e proprie epidemie: si trasmette facilmente tramite la via di trasmissione occhio-mano-occhio, ma è possibile anche attraverso altre secrezioni del malato (colpi di tosse, muco nasale). Ha un decorso molto più lungo della congiuntivite batterica che, con un collirio antibiotico, spesso si risolve in pochi giorni: nel caso della congiuntivite virale la durata è dalle due alle quattro settimane. 

L’infezione guarisce da sola e i farmaci somministrati servono più che altro per ridurre i sintomi, ma non modificano di molto l’evoluzione. A seconda dei casi la cura può consistere nella somministrazione di colliri antibiotici (per prevenire le sovrainfezioni batteriche), di colliri contenenti sostanze antinfiammatorie e, nel caso sia implicato un Herpes virus, nella somministrazione di colliri a base di farmaci antivirali. 

La migliore profilassi per evitare il diffondersi del contagio è l’osservazione di rigorose norme igieniche come lavarsi accuratamente le mani, evitare di toccare gli occhi con le mani sporche, non usare fazzoletti o asciugamani altrui. In inverno è poi consigliabile tenersi lontano dai locali molto affollati, che possono essere sedi di possibili epidemie. Utile l’uso di occhiali da sole per ridurre la fotofobia.


Lo sviluppo della vista

Gli occhi di un bambino sono sensibili alla luce quando ancora si trova all’interno del grembo materno. Lo dimostra il fatto che al settimo mese di gravidanza, se si proietta uno stimolo luminoso intenso (ad esempio con una torcia) sull’addome della mamma durante un’ecografia, si può osservare che il feto reagisce alla luce socchiudendo le palpebre.

Appena nato la retina (quella parte dell’occhio che ha la funzione di catturare le immagini e di trasmetterle, attraverso il nervo ottico, al cervello) è già in grado di funzionare permettendo al neonato di cogliere il contrasto tra zone chiare e zone d’ombra (ad esempio le sopracciglia ed i capelli della mamma). Il piccolo non è ancora capace di controllare i movimenti degli occhi e non riesce a mettere a fuoco le cose che vede: non è in grado, in altre parole, di aumentare o diminuire la curvatura del cristallino, quella piccola lente situata all'interno dell'occhio, che è responsabile dell'accomodazione, cioè del processo di messa a fuoco delle immagini.

E’ solamente dopo le due settimane di vita che il piccolo inizia in parte a coordinare i muscoli oculari riuscendo a mettere a fuoco oggetti situati a 20-25 centimetri dai suoi occhi, alla distanza cioè a cui si trova il volto della mamma quando viene allattato: è come se lo sguardo del neonato si focalizzasse su quello che è veramente importante per lui, vale a dire la fonte principale del nutrimento e dell’affetto. Tutto ciò che è posto ad una distanza maggiore appare sfuocato e il bambino vede solo forme imprecise, in diverse tonalità di grigio perché non è ancora in grado di distinguere i colori. Il bebè distingue molto bene la luce dal buio e reagisce ad uno stimolo luminoso improvviso chiudendo le palpebre.

Dopo il mese di vita il piccolo diventa capace di soffermare il suo sguardo su un oggetto preciso, ad esempio le piccole api o i pupazzetti delle giostrine musicali che si appendono sopra la culla. Il bebè inoltre è in grado, per pochi attimi, di seguire il lento spostamento, in orizzontale o in verticale, di un oggetto (ad esempio un giocattolo di un colore intenso, come il rosso) posto a 20-25 centimetri dagli occhi. Spesso il bambino appare strabico, non è in grado, in altre parole, di mantenere diritti gli occhi, che possono incrociarsi o divergere verso l’esterno in modo più o meno marcato. Il piccolo è capace di cogliere solamente i contorni di un viso (non tanto la bocca, il naso o gli occhi) e sorride a qualsiasi stimolo che abbia la forma di un volto: la faccia di una persona ma anche una semplice maschera.  

Verso i 2-3 mesi di vita il bebè inizia ad osservare con più attenzione l’ambiente che lo circonda, aiutato in questo da una migliora mobilità del capo: è capace perciò di seguire con lo sguardo i movimenti della mamma quando si sposta da una parte all’altra di una stanza. Riconosce bene il volto della madre ed inizia ad affinare il fenomeno della convergenza, quello per cui, a mano a mano che un oggetto si fa sempre più vicino, gli occhi ruotano verso l'interno. Inizia a scoprire i colori ed è affascinato soprattutto dalle tinte forti e dai contrasti di luce intensa.

Verso i quattro mesi di età è probabilmente capace di distinguere il rosso, il verde e il blu; l'avverbio probabilmente è d'obbligo poiché esiste ancora una forte incertezza sulla possibilità di percepire, a questa età, i colori, essendo gli studi sulla materia basati su dati elettrofisiologici, e quindi non troppo affidabili. Solamente all'età di tre anni è possibile diagnosticare con sicurezza un'anomalia congenita della visione dei colori, come ad esempio il daltonismo. A cinque mesi la vista del bebè riesce ad arrivare fino ad alcuni metri intorno a sé, anche se vi è ancora un po’ di difficoltà a mettere a fuoco oggetti in movimento. La attenzione del bimbo è richiamata anche dagli oggetti piccoli e vi è una discreta coordinazione tra occhi e mani. A sei mesi compiuti i movimenti degli occhi sono ben coordinati ed in genere non è più riscontrabile lo strabismo.

Tra i 7 ed i 9 mesi il bambino ha un’acutezza visiva (cioè la capacità di discriminare le immagini in dettaglio) all’incirca di 5 decimi, che corrisponde a metà dei valori definitivi: in altre parole il piccolo può essere paragonato ad una persona miope che non porta gli occhiali. E’ perciò nomale che il bebè preferisca esaminare le cose da vicino: il bambino è capace di afferrare gli oggetti, anche molto piccoli, con grande abilità e non se li fa più sfuggire di mano nel momento in cui li sta prendendo, come invece capitava prima.

All’età di 10-12 mesi viene raggiunta la visione tridimensionale: il piccolo acquisisce il senso della profondità e se vede un oggetto davanti a sé cerca di afferrarlo. Fino allora il bebè è stato in grado di vedere solo immagini piatte ma ora tutto appare in “rilievo”, con gli oggetti che finalmente hanno acquistato volume e profondità. Con le mani può manipolare gli oggetti a suo piacimento rendendosi subito conto che un quadrato è diverso da un cerchio, che una palla è rotonda e che un cubo ha degli spigoli. E’ in grado di riconoscere un familiare anche a una decina di metri di distanza e la sua acutezza visiva raggiunge all’incirca i 6 decimi all’anno di età. Sa distinguere tutti i colori.

Con il passare del tempo migliora nettamente la coordinazione dei centri cerebrali che controllano i movimenti degli occhi e si affinano i processi della convergenza e dell’accomodazione, anche se la visione perfetta compare solo verso i cinque anni di vita.


Ma l'ipermetropia come si corregge?

 

Alla mia bambina di sei anni stata diagnosticata un'ipermetropia con una carenza di otto diottrie in entrambi gli occhi. Ho ricevuto pareri discordanti da parte di due diversi specialisti in relazione alle lenti correttive. Ossia: il primo mi ha prescritto di iniziare con delle lenti a gradazione più bassa rispetto alla carenza riscontrata, per poi aumentarla gradatamente nel tempo; il secondo, viceversa (da otto scendere via via). Vorrei sapere innanzitutto se vero che la bambina potrà guarire completamente con l'utilizzo delle lenti e quale delle due procedure prescritte devo seguire. Vi pregherei di darmi una risposta urgentemente in quanto devo provvedere all'acquisto degli occhiali.

Esistono diversi approcci nella gestione dell'ipermetropia. In assoluto quella che ritengo più giusta è senz'altro la prescrizione totale del difetto. Una ipermetropia elevata deve sempre suggerire una serie di altre valutazioni. La prima e più importante è la valutazione della papilla ottica, che potrebbe svelare un aspetto più piccolo e congesto, quindi misurare il tono oculare per poter escludere un nanoftalmo (in cui la pressione oculare può essere elevata). In ultimo effettuare una ecografia, per individuare un ispessimento sclerale.


Nistagmo orizzontale

 

Sono genitore di una bambina di 7 mesi affetta da nistagmo [N.d.R.: per nistagmo si intende un movimento continuo di "va e vieni" degli occhi, analogo a quello che tutti facciamo guardando il paesaggio dal finestrino di un treno in movimento] orizzontale in levoversione [N.d.R.: che compare quando lo sguardo volge a sinistra]. L'oculista ci ha consigliato ulteriori esami come la schiascopia maculare [N.d.R.: è un metodo di esame della retina) ed altri ancora, per verificare eventuali altre patologie collegate (mia moglie ed io siamo miopi]. Tali esami dovrebbero essere effettuati sotto narcosi: esistono altri strumenti per ottenere le stesse informazioni, con pari livello di attendibilità? E ancora, la soluzione chirurgica cui il Dott. Nucci fa riferimento in una sua risposta precedente, a che età andrebbe, eventualmente, presa in considerazione? E' possibile ipotizzare un'evoluzione naturale benigna?

Carissimo, non è purtroppo possibile sostituire un consulto specialistico con una cyber-consultazione. Credo di avere risposto alle sue precedenti domande in maniera completa anche se generica, come è normale che sia per questo tipo di consulenza. Ripropongo ai lettori di Pediatria On Line la risposta che le ho inviato tramite la mia homepage:

"In genere non eseguo esami in narcosi per esaminare un fundus o effettuare una schiascopia, se il nistagmo è presente solo nello sguardo a sinistra (levoversione): può trattarsi di un "gaze evoked" (N.d.R.: letteralmente significa "provocato da uno sguardo fisso"), rarissimo, ma forse mi ha riferito impropriamente le informazioni dell'oculista. Non esistono esercizi utili, ma se li richiede troverà sicuramente qualcuno disposto a farglieli fare (a buon intenditor....). La chirurgia ha precise indicazioni e buoni risultati (se le indicazioni sono corrette...). L'unico esame utile è l'elettroretinogramma, ma non è urgente"

Non posso esprimere, e nessuno può farlo, un parere sulla urgenza della chirurgia perché, dai dati che fornisce, non sembra indicata. Un consiglio: non spenda tempo ed energie per avere risposte e-mail. Se quanto prospettato dal suo oculista non la convince è giustificato, e lecito, avere una seconda opinione, ma almeno da qualcuno che ha avuto l'opportunità di vedere la piccola. Posso, se vuole (in privato), fornirLe nomi ed indirizzi di colleghi esperti della sua regione. 


Blefariti ricorrenti

 

Il mio bambino di tre anni è molto soggetto a blefariti (infiammazioni delle palpebre) dall'età di 19 mesi e gli sono già stati asportati chirurgicamente due calazi alla palpebra superiore dell’occhio destro. So che le cause della blefarite dipendono da svariati fattori, ma non riesco a capire perché ogni oculista mi prescrive una terapia diversa (dagli antibiotici ai cortisonici locali al solo lavaggio con acqua tiepida). Potete aiutarmi a capire quale è la terapia più indicata?

Le blefariti del bambino sono da sempre di difficile gestione, e tutte le terapie sembrano inizialmente efficaci, dagli impacchi caldo-umidi o caldo-secchi, alle pomate antibiotico-steroidee. L'igiene palpebrale sembra l'elemento fondamentale ed irrinunciabile, da effettuare con acqua calda o con soluzioni saponose apposite. L'unico conforto è che la forma tenderà a passare spontaneamente. 
La ragione dei differenti approcci è che ognuno cerca di percorrere una strada diversa dalla precedente, se questa non ha dato i risultati sperati.


Cataratta congenita

 

Mio figlio di tre anni e mezzo ha subito un intervento per cataratta congenita, ha tolto ambedue i cristallini e utilizza occhialini. L'impianto del cristallino artificiale era previsto per i cinque - sei anni, ma sembrerebbe che sia meglio aspettare di più e consiglierebbero le lenti a contatto. Chiedevo un parere del vostro esperto.

Il problema più importante, dopo un intervento di asportazione di cataratta congenita, è quello del recupero funzionale dell'occhio operato, che è sempre un occhio ambliopico (pigro). Ora, se la correzione del difetto di refrazione, che consegue all'asportazione del cristallino opacato, avvenga con lenti tradizionali, a contatto o intraoculari, è un problema secondario. Se i colleghi che seguono suo figlio le hanno detto che non è ancora il caso di tentare un impianto di una lente intraoculare avranno le loro buone ragioni, ragioni che naturalmente, dalle poche righe che mi invia, non posso certamente intuire.

Le cause della cataratta congenita sono svariate: alterazioni genetiche, infezioni nel corso dei primi tre mesi di gravidanza, malattie metaboliche, ecc. Ci vorrebbe un trattato per elencarle tutte. Anche in tal caso i colleghi che seguono suo figlio potranno essere più chiari sulla diagnosi di causa della cataratta, in quanto prima dell'intervento avranno senz'altro effettuato una serie di tests per evidenziarla.

Per quanto riguarda i problemi cui suo figlio potrà andare incontro sono legati a molti fattori: tipo di cataratta, età dell'intervento, tipo di intervento, eventuali complicanze dell'intervento, terapia anti-ambliopia e suo risultato, correzione del difetto refrattivo, ecc. ecc. Purtroppo Internet non potrà mai sostituire il parere di una specialista, dopo una visita accurata o addirittura uno o più ricoveri in ambienti ospedalieri: si rivolga con fiducia ai medici che hanno operato e seguito finora suo figlio.


Ogni tanto sembra strabica

 

Ho una bimba di 26 mesi e ultimamente mette spesso un occhio verso l'interno ma solo quando mi fissa con lo sguardo, mentre normalmente (ad esempio quando gioca) non lo fa. L'oculista l'ha visitata ma non ha riscontrato alcuna anomalia se non forse un po’ di astigmatismo nell'occhio interessato. Può essere allora solo un vezzo e passerà? Per misurare l'astigmatismo nell'occhio sarebbe necessario metterle l'atropina per una settimana, cosa che io, data l’età della bambina non vorrei fare.

E’ difficile darle una risposta più esauriente di quella del suo oculista. In questo caso può trattarsi di uno pseudostrabismo (dovuto alla larga radice del naso dei bambini) oppure di una forma di strabismo accomodativo, intermittente, legato all'attività ravvicinata.

Forse è per questo che le è stata consigliata la somministrazione di atropina. Io la uso pochissimo per l'effetto prolungato ed invalidante e per le frequenti reazioni tossiche, ma si tratta comunque di un farmaco largamente utilizzato. In alternativa preferisco usare cicloplegici (cioè farmaci in grado di dilatare la pupilla) a breve durata.

Entrambi i metodi sono comunque utili per avere risultati più precisi circa la presenza di errori refrattivi.


Ptosi palpebrale

 

Mio figlio è un bambino di sei mesi affetto da ptosi palpebrale congenita all'occhio destro (N.d.R.: si tratta di un abbassamento della palpebra superiore, presente sin dalla nascita). Esiste una possibilità di recupero spontaneo? In alternativa si deve ricorrere all'intervento chirurgico? In che cosa consiste? A quale età si può fare? Quanto può essere compromessa la vista nell'occhio affetto da ptosi? 

Il recupero spontaneo è possibile nei casi in cui la ptosi sia dovuta ad un angioma, nel qual caso la riduzione della massa si accompagna ad una riduzione del deficit. Negli altri casi è improbabile. Se la ptosi non interferisce significativamente con la visione è consigliabile attendere qualche anno ed eseguire l'intervento solo quando sia possibile regolarne l'effetto intraoperatoriamente, cioè a paziente sveglio ed in anestesia locale.

Esistono vari tipi di intervento a seconda della gravità della ptosi: si va dalla sospensione della palpebra al muscolo frontale, alla semplice resezione (rinforzamento) del muscolo elevatore. La vista può risultare compromessa se la ptosi copre la pupilla e/o se determina un astigmatismo (incurvamento della cornea) secondario.


Nistagmo congenito

 

Siamo genitori di un bambino di otto anni, affetto da nistagmo congenito. Vorremmo delle informazioni relative alla causa di questa patologia, ad eventuali studi fatti in tal senso e a possibili cure.

E' possibile classificare in maniera estremamente semplificata (..e solo da un punto di vista clinico) il nistagmo in tre grandi famiglie:

Il nistagmo congenito, se associato a posizione anomala del capo, è correggibile chirurgicamente con eccellenti risultati funzionali.

[Ricordiamo, in termini da non addetti ai lavori, che per "nistagmo" si intende un movimento continuo di "va e vieni" degli occhi, analogo a quello che tutti facciamo guardando il paesaggio dal finestrino di un treno in movimento.]


Un metodo alternativo per curare lo strabismo

 

A mio figlio (2 anni e mezzo) è stato diagnosticato uno strabismo convergente e verticale, probabilmente congenito. La medicina tradizionale mi propone interventi chirurgici; vorrei sapere se il metodo Bates può essere considerato come alternativa agli interventi. Vorrei avere qualche informazione in più su questo metodo e se è possibile applicarlo anche a bimbi piccoli. (N.d.R.: il metodo Bates prende il nome da un'oculista che, all'inizio del 1900, elaborò un complesso di pratiche, esercizi oculari e tecniche di rilassamento per rafforzare la vista. Non esistono però studi scientifici che ne dimostrino una qualsiasi efficacia).

Temo di dover togliere la speranza al genitore. Se la diagnosi è corretta e se si tratta di una esotropia (cioè di una deviazione all'interno dell’occhio) essenziale infantile, non credo di aver mai visto un piccolo paziente risolvere il problema con metodi alternativi (metodo di Bates compreso). Sono sicuro che anche chi si occupa di queste terapie non creerà false speranze, al contrario se venisse invogliato a seguire questa strada, suggerirei al papà di differire il pagamento della prestazione a risultato ottenuto... Sono invece convinto della opportunità di intervenire precocemente: la chirurgia è estremamente semplice e serena.


Uno strabismo saltuario a sei anni

 

La mia bambina, che sta per compiere sei anni, soffre di strabismo congenito convergente. E' stata seguita fin dall'età di otto mesi e curata prima con l'occlusione alterna poi, all'età di due anni, con un'operazione. Subito dopo l'intervento gli occhi erano perfettamente allineati, poi la situazione è peggiorata e siamo tornati all'occlusione alterna, che il medico mi ha consigliato di continuare ancora per una settimana al mese. All'ultima visita di controllo mi hanno detto che la vista è di 10 decimi ad entrambi gli occhi e che le cose vanno bene, ma io noto che ogni tanto un occhio, alternativamente il destro o il sinistro, continua a convergere. Ci vorrà una nuova operazione (la prima è stata scioccante)? Non esistono altre terapie oltre l'occlusione, che mi hanno detto è sempre meno efficace con l'aumento dell'età del bambino?

La cosa che mi spiace di più è che la piccola e la sua famiglia abbiano vissuto con la chirurgia dello strabismo un'esperienza "scioccante". Oggi si tende ad eseguire l'intervento in day-hospital, la durata è di 15-20 minuti, non si usano bende e, tranne l'agitazione della prima ora dopo il risveglio, non esiste alcun effetto spiacevole né tantomeno "scioccante" (lo dico con l'esperienza di 5-600 interventi all'anno!).

La tendenza a spasmizzare dei piccoli operati è comune e non sempre prelude ad un nuovo intervento; in ogni caso se l'entità dell'angolo è notevole un ritocco è spesso necessario. Purtroppo tutti i tentativi incruenti (nuovi occhiali, esercizi, training..) falliscono miseramente. Io ascolterei il parere del collega che segue la piccola da anni.


Una congiuntivite allergica che non passa

 

Il mio bimbo ha cinque anni e da due soffre di una fastidiosa forma di congiuntivite allergica che si presenta regolarmente alla metà di marzo e lo insidia fino a metà settembre. Dai prick tests, piuttosto accurati e vari, è risultata solo una "leggera" allergia agli acari della polvere. Con il seguente esame del sangue (Rast) si è confermata una allergia del genere suddetto (livello basso) ed una lieve sensibilità verso la parietaria. Data la precisione temporale con la quale i sintomi (arrossamento congiuntivale, fastidio causato dalla luce, forte lacrimazione) si presentano, è possibile che vi sia esclusivamente questa leggera sofferenza rilevata? E' possibile che il disturbo sia connesso con il colore chiaro delle sue iridi? Dato che sino ad ora il trattamento è stato localizzato alla somministrazione due volte al dì di gocce di ... (nome commerciale della levocabastina) collirio, è possibile intervenire diversamente, eventualmente in forma preventiva? Mi consigliate di sottoporre il bambino ad ulteriori esami? Se sì quali? 

Da quanto riferito è possibile che la forma di cui parla sia una congiuntivite primaverile, una condizione non sempre sostenuta da allergeni specifici, che, a dispetto di una lieve positività degli esami di laboratorio, ha una significativa sintomatologia. Purtroppo in questi casi i blandi antistaminici come la levocabastina hanno limitata efficacia ed i risultati migliori si ottengono con colliri steroidei. Questa forma tende a diminuire di intensità con gli anni, per risolversi quasi completamente dopo la pubertà.
Il nemico numero uno è il sole e l'impiego di filtri solari (occhiali da sole) è molto opportuno.


Ha una palpebra più spessa dell'altra

 

Mia figlia di 19 mesi proprio oggi ha una palpebra più spessa rispetto all'altra. Questo le impedisce di aprire totalmente l'occhio come invece fa normalmente con l'altro. Voglio precisare che l'occhio con la palpebra più spessa, la bambina lo apre abbastanza, non è che le rimane chiuso; per capire, guardandola in faccia, la palpebra dell'occhio in questione le si ferma appena sopra il centro della pupilla, mentre l'altra scopre quasi totalmente l'altra pupilla. La bambina è nata con questo "difetto". La domanda: è un difetto? Può causarle problemi alla vista? Proprio perché un occhio le rimane più chiuso dell'altro sembra (ma forse spero sia solo un'impressione) che lo stesso le si storta verso l'interno.

La ragione dell'ispessimento può essere un angioma o una cisti dermoide. Questo determina una ptosi (abbassamento della palpebra) che può causare un deficit visivo ed anche uno strabismo. Suggerisco un controllo presso un oftalmologo pediatra e la rimozione della causa per evitare conseguenze indesiderate.


Correzione dell'ipermetropia - ambliopia

 

Mio figlio ha tre anni e di recente gli è stato diagnosticato ipermetropia con i seguenti valori: occhio DX sf.+6, occhio SX sf.+2.50, CIL +1, AS 100°. Ci è stato consigliato dai medici l'uso di un apposito cerotto da applicare all'occhio "sano" per sviluppare quello ipermetrope per otto ore al giorno. Il bambino però non tollera l'uso dell'ausilio e pertanto sarei intenzionato ad usare l'occlusore di gomma. Desidererei conoscere: 1) Non è presto cominciare a tre anni? E' possibile aspettare senza che l'occhio peggiori? 2) Quali possibilità di recupero vi sono e in quali tempi? 3) L'uso dell'occlusore di plastica applicato all'occhiale implica la possibilità che il bambino sbirci di lato o di sotto. C'è la possibilità di indurre strabismo? 4) Conoscendo mio figlio so che ci vorrà gradualità nel proporre qualsiasi soluzione mentre i medici consigliano un uso immediato e sulle otto ore fin da subito. Cosa si può fare?

[L'occlusione è una terapia per l'ambliopia (occhio pigro), che rappresenta una possibile complicazione di diversi difetti della vista]

Rispondo punto per punto.

1. Prima il trattamento viene iniziato, più rapidamente si recupera l'ambliopia (occhio pigro). In genere anche trattamenti più tardivi danno buoni risultati. Dobbiamo ricordare che l'occlusione è però meglio tollerata nei bambini più piccoli, ed una scarsa collaborazione a tre anni prevede una peggiore collaborazione a cinque!

2. Possibilità di recupero altissime; i tempi dipendono dalla collaborazione del piccolo e dalla plasticità del sistema visivo.

3. L'occlusore di plastica a ventosa applicato all'occhiale viene utilizzato nel mantenimento: in questa fase sarebbe innaturale per il bambino non tentare di sbirciare. Esiste una remota possibilità di indurre strabismo nei casi in cui la binocularità sia però già compromessa.

4. Non c'è modo che ci si abitui all'occlusione gradualmente. E' come il corsetto nella scoliosi: se non dà disagio vuol dire che non sta funzionando. L'occlusione è una tecnica di penalizzazione, per agire deve penalizzare.


Sarà veramente daltonica?

 

1° domanda: vorrei sapere, per cortesia, a che età i bambini cominciano a capire il concetto di colore e a distinguerli. Mia figlia ha 22 mesi ed è già capace di dire alcuni nomi di colori (rosso, giallo, blu, verde, marron) però sembra che non riesca ad associare ad un oggetto di colore rosso il suo colore vero, sembra infatti che risponda a caso con il primo colore che le passa per la mente. Il mio dubbio è che sia daltonica, può essere così?

2° domanda: mia figlia, di 30 mesi, sembra non riconoscere il colore rosso. Ogni qualvolta le si chieda, mostrandole un oggetto rosso, che colore sia, lei risponde "blu". Fa’ difficoltà a riconoscere anche il verde. Se le viene spiegato che quella data cosa è rossa lei dice di no che è blu. Vorrei sapere se è troppo piccola per scoprire se è daltonica o se è meglio parlarne con la pediatra?

3° domanda: penso che mia figlia di tre anni abbia difficoltà nel riconoscere i colori. Come é possibile verificare una eventuale patologia?

Il termine daltonismo prende origine da John Dalton, un fisico e chimico inglese che nel 1798 descrisse un'anomalia congenita della visione dei colori di cui era affetto lui stesso. In realtà esistono molteplici difetti della visione dei colori, interpretabili con il fatto che l'occhio vede i colori scomponendoli in alcuni "canali" proprio come succede nei televisori, nelle pellicole fotografiche, nelle stampanti a colori o nelle telecamere. Possiamo quindi avere uno "squilibrio" tra i diversi canali che fa si che alcuni colori vengano scambiati con altri. Questi difetti della visione possono essere acquisiti, in seguito all’assunzione di alcuni farmaci o sostanze, oppure osservarsi in talune affezioni del nervo ottico o della retina (tuttavia in questi casi si accompagnano ad altri e più gravi difetti visivi); più frequentemente sono congeniti e colpiscono quasi sempre solo il sesso maschile mentre le femmine sono in genere portatrici sane.

La cecità per i colori può essere completa od incompleta e può interessare solo il colore verde (si distingue una deuteranopia, cioè una mancata percezione del verde e una deuteranomalia, cioè una difettosa percezione del verde) oppure solo il colore rosso (si parla di protanopia o mancata percezione del rosso, e di protanomalia o difettosa percezione del rosso) oppure può riguardare tutti i colori: la cecità totale dei colori è però rara e si accompagna ad altri gravi deficit della visione. Il daltonismo è abbastanza frequente e si stima interessi l’8-10% della popolazione maschile e circa lo 0.5% di quella femminile.

La diagnosi di un’anomalia nella visione dei colori viene in genere eseguita sfruttando le tavole "pseudocromatiche" (vedi figure) che si basano sull'impiego di colori che possono essere confusi tra loro in condizioni patologiche. Il test consiste nel far vedere al bambino delle tavole formate da tanti disegni geometrici che delimitano figure oppure numeri, uno per ciascuna tavola, di colore diverso dallo sfondo; il soggetto capace di discernere i colori è in grado di individuare le figure del pesce, del treno, della farfalla, della barca a vela oppure il numero mentre il soggetto con daltonismo totale, o per il verde o per il rosso, non riesce a distinguere i disegni dal fondo. Un altro test è quello dei "fili colorati": al bambino vengono dati numerosi fili di lana colorati che deve raggruppare secondo i diversi colori (tutti i rossi da una parte, tutti i verdi dall’altra). Successivamente, deve indicare il colore di ogni gruppo. Esiste poi un altro test che consiste nel dare in mano al piccolo una serie di pasticche di vari colori, che il bambino deve riordinare sia per tinta che per sfumatura (da quelle più tenui alle più intense).

Venendo ai quesiti posti, occorre ricordare che, se da una parte già all’anno di vita l’occhio distingue tutte le tinte poiché i fotorecettori posti nella retina sono già attivi, dall’altro lato solo dai tre anni in poi i bambini distinguono e sanno riconoscere con sicurezza, grazie all’esperienza e agli stimoli visivi ricevuti, i colori e fino ad allora è più che normale che abbiano difficoltà o facciano un po’ di confusione (qualche volta anche per gioco) nel percepire alcune colorazioni. Inoltre la possibilità che una femmina sia daltonica è, come abbiamo detto in precedenza, assai remota: occorre infatti che il padre sia daltonico e la madre portatrice sana. Una visita oculistica contribuirà comunque ad eliminare tutti i dubbi.


Cataratta congenita

 

A mio figlio di 15 giorni è stata diagnosticata una probabile cataratta congenita. Vorrei sapere il percorso diagnostico della malattia (quanti interventi?, a che età?)  

La cataratta congenita monolaterale è solitamente sporadica, in alcuni casi può essere associata ad un'irregolare maturazione delle strutture del segmento anteriore. L'esame clinico aiuta a definire questi casi. In genere 1-2 interventi sono sufficienti a liberare l'asse visivo. La cosa più importante è intervenire precocemente, entro le prime 14 settimane di vita.


Stereotest di Lang

 

Ho un bambino, che proprio oggi compie due anni. In occasione di questa ricorrenza la nostra pediatra ha detto che deve fare un test che, se ho capito bene, si chiama "stereotest". Vorrei cortesemente sapere in cosa consiste e a cosa serve.

Lo Stereotest di Lang è costituito da una cartolina plastificata, di colore grigio, in cui il bambino ha la possibilità di osservare delle immagini in rilievo, a patto che possieda una visione normale, cioè stereoscopica. Nella versione classica del test le figure sono una stella, un’automobile e un gatto.

Il medico si pone davanti al bambino, tenendo in mano la cartolina, in modo visibile, su un piano frontale a circa 40 cm. di distanza, senza muoverla, assicurandosi che la luce non sia diretta sulla cartolina, ma diffusa nell’ambiente. Chiederà al bambino se vede qualcosa e di segnalarlo, con un dito o dicendo di cosa si tratta. Se il bambino è piccolo, sarà sufficiente osservare i movimenti degli occhi, che saltano da una all’altra figura, anche senza indicarle esplicitamente, oppure osservare i tentativi di prendere con la mano la figura. Il bambino può muovere leggermente la testa per trovare il punto più favorevole all’osservazione, ma non si deve mai dare il test in mano al soggetto esaminato, perché potrebbe, con rapidi movimenti di va e vieni, cercare di riconoscere gli oggetti in visione monoculare.

Nei casi dubbi, conviene, prima di chiedere altri dettagli al bambino (come, ad esempio, la posizione della coda del gatto o il senso di marcia dell’automobile), provare a rovesciare la cartolina, in modo che la stella appaia collocata in basso; è utile inoltre ripetere il test nel tempo, dopo 1-2 mesi. Se la risposta è completamente negativa (il piccolo non riconosce nessuna figura della cartolina), è necessario l’invio dallo specialista oculista per un approfondimento.


Dieci domande sulla miopia

 

Mio figlio Luca ha 4 anni e 9 mesi, e gli è stata riscontrata, all’età di due anni, una miopia grave (13 diottrie per occhio). Vorrei sapere da voi se, oltre a mettere gli occhiali appropriati e farlo controllare ogni tre mesi circa, esista qualche altra possibilità (interventi, lenti a contatto) e se mi potete dire come si evolve questo tipo di patologia col passare degli anni. 

L'impiego di lenti a contatto è certamente utile in questi casi, non tanto per l'attività "ortocheratologica" di contenimento delle progressione della miopia, quanto per la migliore qualità visiva garantita da questa correzione. In genere le miopie congenite tendono a regredire (di poco!) negli anni, e raramente hanno tendenza alla progressione. Oggi è stato individuato un gene associato alla miopia elevata (COL2A1) e sarebbe opportuno escludere altre associazioni: iperestensibilità delle articolazioni, epifisi larghe, naso a sella, palato ad ogiva ecc., tipici delle miopie geneticamente determinate.

Ecco di seguito il testo di un opuscolo informativo, tratto da un intervista che ho rilasciato qualche anno fa alla rivista "Corriere Salute".

Dieci domande sulla miopia

  1. La miopia è ereditaria? La parola ereditario implica che un carattere può essere trasmesso dai genitori ai figli. In questo senso la miopia può considerarsi ereditaria. Il discorso si fa più complesso quando analizziamo le modalità di trasmissione: è improbabile che la miopia si trasmetta attraverso un singolo gene mentre è possibile che alcuni fattori ambientali, come l’impegno ravvicinato, possano contribuire alla comparsa ed alla progressione del difetto.
  2. A che età è possibile diagnosticare una miopia? Se è presente, si può riconoscere anche nei primi mesi di vita. L’esame è semplicissimo ed indolore, un medico esperto è in grado in pochi secondi di dirimere questo dubbio. In ogni caso i primi controlli oculistici sono opportuni a 3 e 6 anni.
  3. Guardare la televisione da vicino o il lavoro al videoterminale fanno peggiorare questa condizione? In linea di massima il lavorare da vicino non è in grado di comportare la comparsa di una miopia, mentre è dimostrato che il lavoro in ambienti poco illuminati ed il prolungato impegno con caratteri molto piccoli può comportare il peggioramento del difetto in soggetti predisposti. Proprio sul precoce riconoscimento dei soggetti a rischio si sta muovendo la ricerca in questi ultimi anni.
  4. E’ vero che non indossare gli occhiali fa peggiorare il difetto? Portare o no l’occhiale non è affatto influente sull’andamento del difetto. Neppure l’iper o l’ipo-correzione di un miope (ovvero la prescrizione di un occhiale più forte o più leggero) influenzano la progressione della condizione. L’esperienza indica che l’uso saltuario possa avere un effetto deleterio sulla miopia, ma non esistono studi in grado di provare questa impressione. Noi consigliamo di portare sempre la correzione adeguata, a patto che il paziente la ritenga funzionale alla propria attività.
  5. Le lenti a contatto possono arrestare l’evoluzione della miopia? L’impressione personale è positiva. Nei miei pazienti, soprattutto in età pediatrica, l’impiego molto precoce di lenti a contatto, in particolare di lenti gas permeabili (semirigide) è stato estremamente valido. Sono tuttavia necessari studi accurati per rispondere con certezza a questa domanda.
  6. La miopia si può correggere chirurgicamente? Certamente sì, attraverso due differenti approcci: alcune incisioni radiali sulla cornea, o l’ablazione parziale del tessuto corneale con il laser. Ad oggi, soprattutto con le metodiche laser, i risultati positivi superano il 90% e le complicanze sono trascurabili.
  7. Esistono terapie alternative? "Alternativo": raramente un termine in medicina ha avuto più fortuna. Chiunque si svegli una mattina e proponga una terapia "alternativa", qualunque sia il problema da curare, riceve un consenso immediato. "Primum non nocere" dicevano i latini: finché la terapia è innocua, ognuno è libero di farsi curare come crede. Poche raccomandazioni: diffidate dei guaritori, perché di miopia non si muore ma neppure si guarisce, delle terapie esclusive, perché la miopia è così studiata che è improbabile che sia uno solo il depositario della verità, e delle parcelle elevate, perché chi avesse in mano la cura per la miopia non avrebbe bisogno di turlupinare il prossimo.
  8. Perché il miope è più soggetto al distacco di retina? L’occhio miope è più lungo quindi tutti i tessuti sono sottoposti ad uno stress anatomico e circolatorio: ciò rende frequenti le lesioni a livello della periferia retinica che, in ultima analisi, può assottigliarsi a tal punto da andare incontro a lacerazioni.
  9. Il distacco retinico è l’unica grave complicanza della miopia elevata? Purtroppo no. Il miope va più frequentemente incontro a cataratta, a strabismo ad insorgenza tardiva. Anche il glaucoma è più pericoloso in questi pazienti. Ma la complicanza più temibile riguarda la macula, ovvero la parte della retina con la quale riconosciamo i particolari, che può essere interessata da fenomeni emorragici e di vascolarizzazione anomala, comportando gravi deficit visivi.
  10. E’ vero che il miope elevato è più "snodato"? Recentemente sono state messe in relazione la miopia e l’iperelasticità delle articolazioni. Il gene "malato", responsabile di alcuni tipi di miopia, determina anche una modificazione del collagene articolare. Non stupitevi dunque se durante un controllo oculistico vi verrà chiesto di iperestendere il gomito o di fare dei movimenti inusuali.


Tossina botulinica nella cura dello strabismo


Siamo i genitori di una bambina di quattro mesi e mezzo a cui è stata riscontrata una esotropia a grande angolo (esotropia essenziale) alternante. L'esame oculare è normale compresa la refrazione in ciclolux. Ci hanno consigliato la tossina botulinica tra il 6° e il 9° mese, garantendo un 70% di probabilità di successo. Nel caso in cui questo metodo non andasse a buon fine dovremo ricorrere all'intervento chirurgico. Vorremo gentilmente avere un vostro parere prima di prendere una decisione.

 

E' vero: la tossina botulinica rappresenta una delle possibilità terapeutiche nel trattamento della esotropia essenziale infantile (cioè, una forma di strabismo). E' una terapia con 70% di probabilità di successo e richiede una breve anestesia generale. Si è ancora in attesa di risultati definitivi da grandi studi internazionali. In ogni caso chi ha proposto questo trattamento è certamente bene informato.


Possibile che sia miope e che non ce ne siamo mai accorti?

 

Ho portato mio figlio, che compie tra poco un anno di vita, a fare una visita oculistica pediatrica per un sospetto strabismo che si è dimostrato infondato, ma durante la visita gli è stata riscontrata una miopia congenita con -10 diottrie. Io e mia moglie siamo miopi, rispettivamente -4 e -2 ad entrambi gli occhi. Ho letto e cercato sul vostro sito informazioni a riguardo, ma l'unica cosa che mi sembra di aver capito è che prima dei 3 anni è inutile tale visita, mentre ci è stato detto di acquistare degli occhiali da mettere al bambino. Inoltre a noi non è mai sembrato che il bambino potesse avere tale mancanza (abbiamo già una bimba di 3 anni che riesce a leggere lettere e numeri del televideo a 3-4 metri di distanza e farà la visita prossimamente), dato che riesce a vedere palline piccole a distanza di 3-4 metri o sorride se gli si fa una smorfia anche da lontano ecc. Vi chiedo se potete cortesemente aiutarmi a capire se è corretto ciò che ci è stato detto, ed inoltre che rapporto c'è tra le diottrie mancanti e i 10/10 dell'acutezza visiva.

Ribadisco che è molto difficile esprimere opinioni su storie cliniche riferite, ma nel caso in esame mi preme sottolineare che un bimbo può esser esaminato a qualsiasi età e che, sebbene un controllo a tre anni sia sempre consigliato, quando se ne rilevi la necessità, è possibile visitare i neonati: i dati, seppure meno precisi, sono sempre attendibili.

E' sbagliato concludere che prima dei tre anni un controllo sia poco utile! E' molto improbabile che l'oculista, soprattutto se pediatrico, possa commettere un errore così grossolano (le miopie elevate sono difetti semplici da rilevare!). E' ben possibile che i genitori non se ne siano accorti: il miope, per quanto fortemente penalizzato a distanza, è abilissimo da vicino. A questa età le esigenze di risoluzione (riconoscere punti separati) sono molto ridotte, mentre quelle di detezione (riconoscere un punto nello spazio) sono maggiori e, nel miope, solo in parte compromesse. 


Megalocornea

 

Mio figlio ha cinque mesi. Non è un bambino "grosso'"e quindi i suoi grandi occhi (non sporgenti) risaltano molto sul suo visino. Questo però, a detta dei medici, potrebbe essere sintomo di una mega cornea. Dopo una visita oculistica ci hanno risposto che il bambino non ha nulla ma che potrebbe essere a rischio e di ripetere l'esame fra qualche mese. Ad ogni modo nessuno è riuscito a spiegarci che tipo di malattia sia e che problemi possa portare. Potreste darci delucidazioni in merito, anche se noi siamo convinti che nostro figlio sia perfettamente sane. 

La megalocornea può essere indicativa di un glaucoma congenito (aumento della pressione intraoculare con conseguente distensione ed incremento delle dimensioni delle strutture oculari) oppure essere correlata ad un gene (un carattere trasmesso dai genitori) che condiziona un diametro maggiore della cornea (>11.5 mm) senza accompagnarsi ad alcun problema.

In genere è facile dirimere il dubbio con un accurato esame in narcosi, anche se mi sembra ragionevole pianificare più controlli, come hanno fatto i colleghi.


Un riflesso bianco nell'occhio

 

Due sere fa guardando mia figlia negli occhi notai un riflesso opaco e biancastro nell'occhio sinistro. Dopo visita oculistica non specialistica gli venne diagnosticata o una cataratta congenita (nella migliore delle ipotesi), od una non bene specificata leucocoria. Siamo in attesa di un'ecografia specialistica e vorremmo sapere come ci dovremmo comportare in caso di queste malattie. 

La leucocoria è un termine generale ed in disuso che indica un riflesso pupillare biancastro dovuto a diverse cause (cataratta, distacco retinico, retinoblastoma ecc.). In caso di leucocoria da cataratta congenita (dalla nascita) è possibile ottenere un buon risultato visivo solo operando molto precocemente (entro le prime 14 settimane di vita). Nel caso la cataratta fosse intervenuta dopo i primi sei mesi di vita è possibile ottenere un buon risultato anche operando più tardi. La precocità dell'intervento è fondamentale così come è necessario rivolgersi a centri molto specializzati poiché si tratta di una chirurgia particolarmente complessa.


Strabismo ad insorgenza improvvisa

 

Ho un bambino di 4 anni, che tre mesi orsono ha avuto due episodi (a distanza di 24 ore) di improvviso strabismo convergente. Gli hanno fatto un sacco di esami senza trovare nulla (pure la TAC) e da allora sembrava sparito, ma l'altro giorno è ricominciato. L'oculista ha parlato di strabismo causato da cefalea!?! E’ vero che quando ha gli episodi accusa anche mal di testa ma a cosa sarebbe imputabile la cefalea? E’ possibile che un difetto visivo possa provocare queste "crisi"?

Potrebbe trattarsi di una emicrania oftalmoplegica, comune nei bambini e non preoccupante. In genere è legata a transitori fenomeni di vasocostrizione e vasodilatazione. Potrebbe anche essere stata una paralisi del 6° nervo (in genere nel bambino è benigna e consegue a banali virosi), che pure può recidivare e lasciare come esito una microesotropia (piccolo strabismo con una ambliopia conseguente).

A me pare che l'iter e le parole del collega siano molto ragionevoli.


Intervento chirurgico per lo strabismo

 

Mia figlia di tre anni è affetta da strabismo divergente a entrambi gli occhi. Ci è stato consigliato di operarla, ma non sono riuscita a capire in che cosa consista l'intervento. In particolare vorrei sapere quanto tempo deve stare in ospedale (o dove verrà operata), dopo l'intervento che tipo di riabilitazione dovrà fare (bendaggi, esercizi, o cosa) e se le metteranno dei punti da togliere successivamente. Inoltre vorrei sapere come spiegare alla bimba cosa succederà.

In genere, in casi come questi, viene eseguito uno spostamento indietro (indebolimento) dei muscoli che fanno divergere gli occhi. La scelta del luogo dove operare dipende dal chirurgo: io in genere suggerisco il day-hospital perché comporta minori disagi psicologici e logistici. Dopo l'intervento i miei pazienti scendono dalla sala operatoria senza bende, e non consiglio alcuna riabilitazione se non per contrastare l'ambliopia (occhio pigro); non uso mai suture da togliere. Per spiegare alla bimba cosa succederà mostro un video che descrive le fasi salienti del percorso del bimbo, e presento al piccolo la sala operatoria come l'interno di un'astronave nella quale avrà il privilegio di utilizzare una maschera da pilota.


Uso degli occhiali nell'ipermetropia

 

Ho un figlio di due anni, gli è stato diagnosticato un astigmatismo associato a ipermetropia con prescrizione delle seguenti lenti: occhio dx:- Sf +0,50; Cil +1,00; asse 90°. Occhio sx: stessi valori. La diagnosi è stata effettuata dopo somministrazione di atropina due volte al dì per tre giorni. Si chiede: 1) data la giovane età non è il caso di aspettare almeno un anno prima di utilizzare gli occhiali? 2) in caso negativo per quanto tempo, nell'arco di una giornata devono essere portati? 3) il bambino potrà guarire completamente con l'utilizzo delle lenti dall'ipermetropia? 4) la eventuale guarigione può essere favorita da una progressiva riduzione della correzione ottica? 5) esistono tecniche o metodologie alternative all'utilizzo di lenti per il trattamento della patologia descritta?

Rispondo per ordine alle sue numerose domande.

Quesito 1: bisognerebbe sapere il dato totale ottenuto in cicloplegia (cioè dopo aver bloccato il sistema di regolazione della messa a fuoco, mediante l'applicazioni di un collirio apposito). Se i dati sono questi non prescriverei assolutamente l'occhiale neppure se il piccolo avesse sei anni.

Quesito 2: un occhiale prescritto va indossato per tutta la giornata.

Quesiti 3 e 4: i difetti refrattivi guariscono o peggiorano indipendentemente dall'uso di lenti. L'occhiale migliora la capacità visiva, ma non modifica la struttura oculare.

Quesito 5: no! L’unica perplessità in questo caso è circa l'opportunità della correzione per un difetto così lieve.

Si ricordi però che chi si pone di fronte ad un occhiale in questi termini rischia di trovare sulla sua strada dei "guaritori". Si tratta in genere di millantatori!


Che legame esiste tra ipermetropia e strabismo?

 

Vorrei sapere quale è il legame tra ipermetropia e strabismo? e soprattutto è possibile che lo strabismo dovuto all'ipermetropia si manifesti in maniera per così dire "violenta" cioè senza alcun segno premonitore? La mia bambina ha 3 anni.

Tra ipermetropia e strabismo esiste uno strettissimo legame. In parole povere l'ipermetrope è in grado di compensare il proprio difetto visivo "accomodando", cioè mettendo a fuoco (è il processo grazie al quale un soggetto giovane riesce a veder nitidamente per lontano e per vicino, come se disponesse di un sistema di autofocus). Al processo accomodativo corrisponde, nel soggetto normale, una certa quota di convergenza. Va da sé che l'ipermetrope, accomodando di più, converge di più. Questo strabismo insorge acutamente e deve essere compensato con una adeguata correzione ottica.


Strabismo divergente

 

Desidererei avere informazioni sullo strabismo divergente, eventuali cure e operazioni; l'età della bambina è di 3 anni e mezzo.

Lo strabismo divergente precoce può dipendere da una precoce deprivazione o riduzione della capacità visiva nell'occhio deviato o, più comunemente, essere una manifestazione intermittente, tipicamente caratterizzata da un'intensa fotofobia (il piccolo chiude un occhio in condizioni di forte illuminazione). A volte il genitore riferisce che la perdita d'attenzione sia la causa dello strabismo (day-dreaming: sognare ad occhi aperti). L'opportunità di un intervento dipende dalla collaborazione binoculare: se il bimbo è prevalentemente dritto si può aspettare, se lo strabismo è piuttosto frequente si deve intervenire. Si tratta di un intervento "tranquillo" ma spesso da ripetere.


Atropina per l'esame della vista

 

In una recente visita oculistica è stata riscontrata a mia figlia di 4 anni una ipermetropia. L'oculista ha consigliato, per una migliore determinazione sul grado di ipermetropismo, di utilizzare Atropina (gocce) per 5 giorni di seguito prima della visita approfondita. Tale pratica mi è stata sconsigliata da un optometrista. Qual è il vostro parere in merito? In caso di necessità di occhiali, quanto è l'utilizzo giornaliero da raccomandare alla bambina?

Consiglio di seguire il buon senso. L'optometrista è una figura ancora non chiara da un punto di vista giuridico (non è riconosciuta in Italia se non da scuole regionali... non sempre limpide), che può gestire la refrazione di un adulto, ma mai di un bambino, perché spesso nei bambini è opportuno instillare cicloplegici (cioè farmaci che agiscono sulla messa a fuoco dell'occhio: atropina, tropicamide ciclopentolato), pratica non consentita a chi non è medico. Sono perplesso in genere sulla necessità di instillare atropina in tutti i sospetti ipermetropi, tantomeno per 5 giorni. Si tratta di un farmaco che ha spesso effetti secondari ed invalida per lungo tempo. Una buona cicloplegia con ciclopentolato è quello che io preferisco. Provi a discutere delle sue perplessità con il suo pediatra, magari mostrandogli il mio messaggio, che sono sicuro vorrà, peraltro, mantenere riservato.


La sindrome degli "occhi di gatto"

 

Vorrei sapere se esiste una sindrome detta "degli occhi di gatto" e in che cosa consiste.

La sindrome dell"occhio di gatto" è caratterizzata fondamentalmente dall'associazione di due sintomi: il coloboma dell'iride (la parola coloboma indica in generale qualsiasi parte malformata o fissurata) e l'atresia anale (cioè il mancato sviluppo dell'ano).

E’ molto rara poiché ne sono stati segnalati non più di 100 casi in tutta la letteratura medica.

In genere è dovuta alla presenza di un piccolo cromosoma in più, costituito da una duplicazione parziale di una regione del cromosoma 22.

La sindrome è individuabile alla nascita, già all’esame clinico. Oltre ai due elementi sopraindicati (coloboma dell'iride e atresia anale) si possono osservare:

Per la conferma diagnostica è sempre necessario l'esame citogenetico, cioè la mappa cromosomica, che consente anche di identificare lo stato di portatore e di eseguire la diagnosi prenatale.

La sindrome si caratterizza inoltre per un’estrema variabilità clinica per cui la prognosi, che molto è legata alla gravità del ritardo mentale, è solitamente buona per quanto riguarda la sopravvivenza, a meno che non siano presenti gravi malformazioni cardiache e/o renali.

Poiché il cromosoma sovrannumerario origina quasi sempre da una recente mutazione genetica, l'indice di ricorrenza (cioè la possibilità che si ripeta la nascita di un bambino affetto dalla sindrome) è trascurabile. 


L'astigmatismo guarisce con il tempo?

 

Ho una figlia di 6 anni, alla quale, durante una visita oculistica, è stata diagnosticata una forma
di astigmatismo. L'oculista le ha prescritto l'uso di occhiali. Desidererei sapere se l'astigmatismo può essere
un problema passeggero oppure no.

L'astigmatismo è dovuto ad una anomala curvatura della parte anteriore dell'occhio: la cornea.
In genere il difetto è stazionario; deve essere corretto totalmente, salvo situazioni particolari, e rimane in genere invariato negli anni. Piccole modificazioni sono possibili nei primi 3-4 anni di vita. Controlli semestrali sono sufficienti a monitorare il quadro.


Come si sviluppa la vista

 

Vorrei sapere come si sviluppa la vista dal primo mese di vita in poi.

Già nel grembo materno gli occhi di un bambino sono sensibili alla luce. Lo prova il fatto che al settimo mese di gravidanza, se si fa lampeggiare una luce potente sull’addome della mamma durante un esame ecografico, il feto risponde a questa stimolazione socchiudendo le palpebre. Vediamo ora come si trasforma e si modifica nel tempo la vista di un bebè, prendendo in considerazione i momenti più significativi nel primo anno di vita.

Alla nascita

Il neonato è già in grado di vedere tutto ciò che lo circonda perché la sua retina è in condizione di catturare le immagini; queste però non sono in grado di essere elaborate ed interpretate dal cervello per cui il bebè, pur vedendo (nel senso meccanico del termine) correttamente, non è in grado di riconoscere o di capire quello che vede, e perciò di fatto è come se non vedesse per niente.

A 15 giorni

Gli occhi del neonato riescono a mettere a fuoco oggetti situati a 20-25 centimetri dagli occhi, che corrispondono alla distanza a cui si trova il viso della mamma quando lo allatta. Tutto ciò che è situato ad una distanza maggiore appare sfuocato, dato che il piccolo non ha ancora la capacità di "mettere a fuoco" aumentando o diminuendo la curvatura del cristallino, cioè di quella piccola lente, situata all'interno dell'occhio, responsabile dell'accomodazione, in altre parole della messa a fuoco delle immagini. Il bebè distingue la luce dal buio ed è in grado di reagire ad una luce improvvisa chiudendo le palpebre. Le immagini appaiono in bianco e nero perché non è ancora in grado di distinguere i colori.

A 1 mese

All’incirca dalle cinque settimane di vita il piccolo è in grado di soffermare il suo sguardo su un oggetto preciso, ad esempio le piccole api o i cavallini delle giostrine musicali che si appendono sopra la culla. Inoltre se si sposta lentamente un giocattolo, possibilmente di tonalità forti come il rosso o l’arancione, in senso orizzontale o verticale, alla distanza di 20-25 centimetri dagli occhi, il bebè riesce a seguirne i movimenti anche se presto si stanca e si distrae staccando lo sguardo.Il neonato non controlla ancora i muscoli oculari per cui può presentare saltuariamente strabismo, in altre parole quel disturbo per cui gli occhi non si mantengono diritti, ma si incrociano o divergono verso l’esterno in modo più o meno accentuato.Il bambino riesce a cogliere solo i contorni del volto e gli occhi e sorride a qualsiasi stimolo che abbia la forma di un viso come ad esempio una maschera o anche soltanto un cartone sul quale siano stati posti due dischetti neri.

A 2-3 mesi

Il bebè, aiutato anche dal fatto che è capace di ruotare la testa, è in grado di seguire persone ed oggetti in movimento. Dalla 10°-12° settimana inizia ad interessarsi alle altre parti del viso per cui non è più sufficiente un semplice ovale di cartone, ma sono necessari gli occhi, il naso e la bocca. Quest’ultima, se è larga e sorridente scatena automaticamente sorrisi e sgambettii. Riconosce il volto della mamma. L'occhio può mettere a fuoco in uno spazio compreso tra i 15 ed i 30 centimetri. Compare il fenomeno della convergenza per cui, a mano a mano che un oggetto si fa sempre più vicino, gli occhi ruotano verso l'interno.

A 4-6 mesi

Il bambino è in grado di vedere gli oggetti fissi a qualche metro di distanza, mentre ha più difficoltà a mettere a fuoco oggetti in movimento. L'acuità visiva è intorno ai due decimi a quattro mesi e sui tre decimi a 5-6 mesi. Verso il quarto-quinto mese è in grado di distinguere il rosso, il verde e  il blu. E’ attirato dalle tinte forti e dai contrasti di luce intensa. A sei mesi i movimenti degli occhi sono coordinati e si stabilisce la visione binoculare, per cui dopo questa età non è più riscontrabile lo strabismo. La sua attenzione è richiamata anche dagli oggetti piccoli e vi è una discreta coordinazione tra occhi e mani.

A 7-9 mesi

Il bambino ha una vista di circa 5 decimi, paragonabile a quella di una persona miope che non porta gli occhiali. Di conseguenza egli preferisce esaminare le cose da vicino. Il piccolo afferra gli oggetti con grande abilità, senza più farseli sfuggire di mano nel momento in cui li sta prendendo, come invece capitava prima.

A 10-12 mesi

Viene raggiunta la visione tridimensionale, quella che dà la sensazione della profondità. Il bambino inizia a rendersi conto che gli oggetti non hanno una sola faccia, ma più lati da scoprire, che un cerchio è diverso da un quadrato, che un cubo ha gli spigoli e così via. In altre parole inizia ad esistere per il piccolo lo spazio con le sue forme geometriche e le cose non appaiono più piatte, senza volume e profondità: incomincia quindi a vedere quasi come un adulto. L'acutezza visiva si avvicina ai sei decimi.

Tra 1 e 2 anni

L'acutezza raggiunge i dieci decimi e migliora la coordinazione dei centri cerebrali che controllano i movimenti oculari. Convergenza ed accomodazione si affinano.

A 2 anni

I meccanismi della convergenza e dell'accomodazione funzionano perfettamente e l'acutezza visiva è quella definitiva.


Non ha il riflesso rosso

 

Nel corso di una visita di controllo, alla nostra bambina di circa cinque mesi non è risultato ben individuabile (bande bianche trasversali) il cosiddetto "riflesso rosso" e di conseguenza è stata suggerita una visita oculistica. Gradiremmo ricevere ulteriori informazioni.

L’esame del riflesso rosso del fondo oculare o test del riflesso rosso si esegue con l’oftalmoscopio, lo strumento che permette all’oculista di esaminare la retina ed il fondo dell’occhio.

L’oftalmoscopio viene tenuto a distanza di circa 30-40 cm dall’occhio del bambino ed il fascio luminoso è diretto, da una posizione diagonale, sulla pupilla di ciascun occhio separatamente.

Normalmente si percepisce un riflesso rossastro (analogo a quello che si vede a volte nelle fotografie eseguite con il flash) praticamente uniforme su tutto l’ambito pupillare. Se il riflesso rosso è assente in tutto o in parte, siamo di fronte probabilmente ad una cataratta (in altre parole ad una opacizzazione del cristallino, cioè di quella piccola lente, situata all'interno dell'occhio, responsabile della messa a fuoco delle immagini) oppure ad una opacità corneale (come nell’edema corneale caratteristico del glaucoma congenito, cioè di quella patologia caratterizzata da un aumento della pressione all’interno dell’occhio).

Se il riflesso è biancastro (in termine medici vi è una leucocoria) si può trattare sia di una cataratta che di un distacco di retina, oppure di altre patologie comunque gravi da sottoporre ad indagini oftalmologiche approfondite.


Strabismo

 

Ho un bambino di un anno. Mi sono accorto, guardandolo negli occhi, che presenta una leggerissima forma di strabismo ossia l'occhio destro non è in linea perfettamente con il sinistro. Devo preoccuparmi?

Una delle fonti più diffuse di preoccupazione nei genitori di bambini di pochi mesi di vita è riscontrare un certo grado di strabismo, in altre parole quel disturbo per cui gli occhi non si mantengono diritti, ma si incrociano o divergono verso l’esterno in modo più o meno accentuato.

Ciò non deve allarmare poiché nei primissimi mesi un bambino non è ancora in grado di controllare i movimenti dei due occhi né è in grado di utilizzarli contemporaneamente. Infatti un bimbo piccolo non è capace di mettere a fuoco gli oggetti vicini (l’occhio, cioè, non è in grado di "accomodare") e, soprattutto, non si è ancora sviluppata la visione binoculare (quella cioè che consente agli occhi di vedere, in contemporanea, la stessa immagine permettendo la visione in rilievo, tridimensionale). Accade perciò spesso che, quando il bimbo è concentrato a fissare qualcosa, ad esempio un giocattolo, uno dei due occhietti appare deviato verso l’interno cioè verso il naso (si parla allora di esotropia) o verso l’esterno (exotropia).

Questo strabismo, di cui sono afflitti fino al 4% di tutti i neonati, è comunque quasi sempre temporaneo ed è dovuto semplicemente al fatto che l’apparato visivo non è ancora giunto ad una completa maturazione: quest’ultima viene raggiunta verso i sei-sette mesi, quando il piccolo impara a mantenere tutti e due gli occhi dritti e paralleli.

Uno strabismo che persiste dopo i sei-sette mesi di vita richiede invece sempre un controllo da uno specialista: l’oculista dovrà infatti accertare se il difetto oculare non nasconda altri disturbi visivi, in modo da evitare che l’occhio strabico riduca o perda la sua capacità visiva.

Molti infatti pensano che lo strabismo sia solamente un problema estetico ma in realtà succede che l’occhio strabico non "impara" a vedere poiché il bambino automaticamente usa solo l’occhio sano. L’occhio "malato" diventa pigro (in termini medici ambliope) e, alla lunga, perde le sue capacità visive.

Qualche volta gli occhi possono apparire strabici, ma solo per una particolare conformazione della faccia del bambino: un naso largo ed appiattito, con epicanto (cioè con la presenza di una piega cutanea a forma di falce all’angolo interno dell’occhio) pronunciato può far sorgere molti dubbi per cui sarà l’oculista a dare la diagnosi definitiva. Si parla in questo caso di pseudostrabismo.

Lo strabismo molto spesso si corregge anche senza ricorrere ad un intervento chirurgico. La cura consiste nell’occlusione dell’occhio sano per obbligare quello strabico a lavorare ed a recuperare la sua acuità visiva.


Strabismo: consigli sulla terapia

 

Ho una bambina di 28 mesi affetta dalla nascita da strabismo infantile convergente.
Fin dall'età di 3 mesi la bambina è stata sottoposta ad attente e scrupolose visite oculistiche. La terapia fino ad oggi adottata è stata quella dell'occlusione dell'occhio considerato sano per evitare l'ambliopia. L'occlusione viene praticata per circa tre ore al giorno. E' una terapia non sempre facile visto che la bambina, crescendo, comincia ad avvertire fastidio e di conseguenza, se non costantemente distratta, evita l'occlusione staccando la benda dall'occhio. Spesso, dietro consiglio medico, lì dove il bendaggio diventava difficile, abbiamo instillato una goccia di atropina nell'occhio sano a giorni alterni. Per la precisione l'atropina è stata impiegata per circa cinque mesi. Oggi sia pure faticosamente stiamo tornando all'utilizzo della benda anche perché a mio modesto parere quest'ultima sembra essere più efficace.
A parte la terapia, sembrerebbe che l'intervento chirurgico, da farsi intorno ai quattro anni, non possa essere evitato, visto che il bendaggio risolve il problema dal punto funzionale ma non estetico. Da qui una serie di domande:
- intanto, avere rassicurazioni sulla terapia adottata in termini di mezzi e di tempi: tre ore al giorno di bendaggio sono sufficienti?; l'atropina instillata a giorni alterni ha lo stesso effetto della benda?
- è giusto intervenire chirurgicamente solo intorno ai quattro anni?
- la terapia con tossina botulinica atta ad evitare l'intervento è efficace? che rischi comporta?

L’occlusione effettuata tre ore al giorno è un trattamento antiambliopico senz’altro prudente. Se esso basti, va valutato in base alla profondità dell’ambliopia presente.

L’atropina instillata a giorni alterni non ha lo stesso effetto dell’occlusione: è un trattamento penalizzante. In ogni caso dipende dalla situazione refrattiva della sua bimba.

Nella maggior parte dei casi un intervento chirurgico molto precoce può essere inutile. Va valutato a seconda dei casi, ma senz’altro è inutile intervenire prima dell’età scolare.

L’indicazione allo utilizzo della tossina botulinica nello strabismo concomitante è molto dubbia.


Anomalia di Peters

 

Scrivo per una conoscente, il cui bimbo di circa un mese è nato con un problema ad un occhio chiamato "anomalia di Peters". Quest'amica ha quindi iniziato una ricerca per trovare una possibile soluzione e mi ha chiesto di sottoporvi la questione.

L'anomalia di Peters o sindrome del clivaggio della camera anteriore dell'occhio è una malformazione congenita dell'occhio, probabilmente dovuta ad una embriopatia, caratterizzata dalla presenza di leucoma (cioè di una cicatrice bianca della cornea che provoca un'opacità centrale della stessa cornea). Si associano aderenze irido-corneali e difetto della membrana di Descemet (che è una lamina che limita posteriormente la cornea).

Spesso sono presenti cataratta (opacamento del cristallino, cioè di quella struttura a forma di lente biconvessa, situata nella parte anteriore dell'occhio, con funzioni di accomodamento dell'immagine) e appiattimento della camera anteriore dell'occhio.

Nell'80% dei casi sono interessati entrambi gli occhi. Per effetto di questa malformazione si ha una riduzione della capacità visiva, spesso di notevole entità.

La terapia consiste in un intervento di cheratoplastica, in altre parole nella sostituzione della cornea.


Anisocoria e problemi associati

 

Mio figlio di 4 mesi soffre di anisocoria in condizioni di illuminazione ridotta. Ho letto una risposta che avete già dato, ma vorrei saperne di più su cosa sia la pressione endocrina e il suo aumento, cosa siano le sinechie, il coloboma e l'aniridia. Non so se mio figlio ha questo difetto fin dalla nascita ma dopo un mese si. Aggiungo che mia sorella di 26 anni ha lo stesso problema, ma al contrario, cioè la pupilla non si chiude quando l'illuminazione è intensa.

Per anisocoria si intende una asimmetria dei diametri delle pupille. Può essere causata da una patologia oculare come:

Un'altra causa di anisocoria può essere una patologia a carico del sistema nervoso centrale come nella sindrome di Horner (caratterizzata da caduta della palpebra superiore, da affossamento del globo oculare e da ridotta sudorazione facciale dal lato colpito, spesso secondaria ad una lesione alla nascita del plesso brachiale) oppure nella "pupilla di Hutchinson" (in cui vi è una compressione sul nervo oculo-motore causata da un tumore o da un ematoma) oppure nella "pupilla di Adie" (in cui la pupilla reagisce lentamente o non del tutto alla luce, ed in maniera ritardata all'accomodazione della visione da vicino e si dilata nuovamente in maniera lenta).

Infine l'anisocoria può essere fisiologica come in alcune forme famigliari (in cui l'anomalia si trasmette per via ereditaria) o quando l'acuità visiva tra i due occhi è differente, per cui l'occhio più miope può presentare una pupilla più grande.

Per aniridia si intende un mancato sviluppo della maggior parte dell'iride. E' una rara anomalia ereditaria, spesso bilaterale.

Per quanto riguarda il coloboma si rimanda ad una precedente risposta sull'argomento.


Strabismo e febbre: quale meccanismo?

Quali sono le basi fisiopatologiche dello strabismo come complicanza di febbri elevate dovuto a malattie esantematiche nei bambini?

Lo strabismo come conseguenza di episodi febbrili è solitamente dovuto ad una paralisi benigna del sesto nervo oculomotore o nervo abducente, un nervo che comanda i muscoli dell'occhio e lo fa ruotare verso l'esterno.
In genere compare da una a tre settimane dopo una malattia febbrile o un'infezione acuta delle vie respiratorie. Altre volte si manifesta poco prima della comparsa di una malattia esantematica.
I primi miglioramenti nel movimento dell'occhio si notano dopo 3-6 settimane dalla comparsa della paralisi e la guarigione completa si verifica entro tre mesi, spontaneamente, senza che in genere residuino danni oculari.
Gli episodi possono essere ricorrenti.
Si pensa che la paralisi sia dovuta ad un effetto neurotropico (per neurotropismo si intende una speciale affinità per il tessuto nervoso) dell'infezione virale.


Allattamento e miopia

 

In quali casi va evitato di allattare un neonato per problemi legati alla miopia? Mia sorella ha una miopia di -9 gradi ad un occhio e -10 gradi all'altro oramai stabilizzata, un'età di 33 anni e nessun'altra particolare affezione. Ci sono particolari accorgimenti da adottare per una mamma miope che allatta?

L'allattamento materno è consentito anche nei casi di forte miopia, in quanto non peggiora ulteriormente questa patologia, salvo che non vi siano concomitanti lesioni e patologie a carico della retina o una grave anemia per cui il globo oculare non venga sufficientemente irrorato e ossigenato.


Ha una pupilla più piccola

 

Ho un bambino di 2 anni cui da qualche mese è stata riscontrata sia dai genitori che dal suo pediatra una differenza di allargamento di pupilla tra un occhio e l'altro.

La "differenza di allargamento", ovvero un differente diametro delle pupille, viene definita in termine medico: ANISOCORIA.
Di regola, se la diversità è piu accentuata in presenza di una illuminazione focale intensa o nel caso di convergenza, la pupilla più grande è quella anormale, mentre se l'anisocoria è peggiore in condizioni di illuminazione ridotta, la pupilla anormale è quella più piccola.

Le cause neurologiche di anisocoria (lesioni del sistema nervoso simpatico e parasimpatico o aumento della pressione endocranica) devono essere differenziate dalle cause locali quali: sinechie (aderenze), difetti congeniti dell'iride (coloboma e aniridia) e gli effetti farmacologici.

L'anisocoria semplice centrale può essere presente, del resto, anche in soggetti che godono di ottima salute ed essere dunque solo un difetto senza patologia.


Congiuntivite allergica

 

Io e mia moglie abbiamo un figlio di quasi 5 anni che sostanzialmente gode di buona salute, ma nell` ultimo anno ha manifestato problemi di vista e cioè occhi molto rossi , secrezioni abbondanti soprattutto alla mattina (le ciglia alla mattina sono appiccicate e gli occhi si aprono solo dopo lunghi lavaggi ... ), lacrimazione abbondante, in particolare nei luoghi aperti : giardino , parchi ...
Il pediatra sospetta una forma di congiuntivite allergica, ma nonostante i vari colliri utilizzati, anche per periodi lunghi, non riusciamo a contenere il fenomeno. Inoltre abbiamo notato uno strabismo (saltuario) ad un occhio, che per quel che si e` potuto capire vede anche meno (occhio sinistro: 6-7/10, occhio destro: 4-5/10 ).
Dubbi: Lunghi periodi in queste condizioni possonno danneggiare permanentemente il campo visivo? Lo strabismo saltuario ed il calo visivo ( che sono nello stesso occhio ) sono correlati al rossore? Quale visus dovrebbe avere a questa eta`? In famiglia sono presenti casi di strabismo, miopia ed astigmatismo: possono essere stati ereditati dal bimbo ?

Il quadro clinico prospettato nella domanda non appare di univoca interpretazione.

La presenza di occhi arrossati e di lacrimazione abbondante, soprattutto quando il bambino sembra più esposto ad allergeni (sostanze in grado di scatenare una reazione allergica) atmosferici come i pollini, sembrerebbe indirizzare verso una forma di congiuntivite allergica: ma non viene riferito il prurito oculare, che dovrebbe essere sempre presente, e non sembra si sia verificato un miglioramento dopo terapia con i farmaci usati (colliri a base di antistaminici e cortisone, ed antistaminici per via orale), che usualmente si utilizzano in una congiuntivite allergica e che in genere portano ad un rapido miglioramento dei sintomi.

L’arrossamento oculare accompagnato a secrezione purulenta e difficoltà a dischiudere le palpebre al mattino è invece tipico della congiuntivite batterica, che sarebbe però dovuta guarire con uno dei vari colliri antibiotici prescritti.

Probabilmente una visita oculistica permetterebbe di precisare maggiormente la diagnosi, insieme eventualmente all’esecuzione di prove allergologiche.

Per quanto riguarda l’altro sintomo, occorre precisare che uno strabismo, anche solo saltuario, va inviato sempre e nel più breve tempo possibile da un oculista perché può portare ad ambliopia, in altre parole ad un deficit visivo più o meno importante; tutto ciò a maggior ragione nel caso di famigliarità dal momento che all’incirca il 50% dei casi di strabismo nei bambini è di origine ereditaria.


Glaucoma

 

Avendo il glaucoma, in famiglia il mio papà ha il glaucoma, con quante probabilità mia figlia che ha nove mesi, può contrarre il glaucoma come malattia ereditaria?

Il glaucoma è una malattia oculare dovuta ad un aumento della pressione all'interno dell'occhio ed è una delle cause più frequenti di cecità nel mondo (interessa infatti circa il 2% dei soggetti di età superiore ai 40 anni).
La cecità dovuta al glaucoma si può quasi sempre prevenire purché la malattia venga diagnosticata e curata tempestivamente.

Per comprendere come si produce l'aumento della pressione oculare, occorre spiegare che, in condizioni normali, all'interno dell'occhio è presente un liquido (l'umore acqueo) che viene prodotto e riassorbito di continuo. Di conseguenza l'occhio può essere paragonato ad un serbatoio con un rubinetto ed un tubo di scarico sempre aperti. Se il condotto di scarico si ostruisce si verificherà un aumento di pressione all'interno del serbatoio, ovvero dell'occhio.
Quando fissiamo un oggetto l'immagine percepita dalla retina viene trasmessa al cervello attraverso il nervo ottico: quest'ultimo può essere paragonato ad un cavo elettrico contenente milioni di "fili" ed ognuno di questi "fili" trasporta le immagini relative all'oggetto e a tutto ciò che lo circonda, quello cioè che in termine medico viene chiamato campo visivo.
L'aumento della pressione oculare danneggia irrimediabilmente questi "fili". Dapprima il danno interessa i fili che conducono le immagini riguardanti le porzioni situate alla periferia del campo visivo: il paziente continua a vedere l'oggetto che fissa, ma non si accorge che l'area di spazio che globalmente percepisce si sta progressivamente riducendo.
Alla fine vengono danneggiati anche i "fili" che hanno origine da quella parte della retina con cui si fissano gli oggetti e si ha la riduzione della acuità visiva fino alla completa cecità.

Esistono diverse forme di glaucoma: croniche (le più frequenti), acute, secondarie a malattie sistemiche (come il diabete) o dell'occhio o all'uso di alcuni farmaci, congenite.
Una storia famigliare di glaucoma non aumenta l'incidenza della malattia negli altri componenti della famiglia, ma è in ogni caso consigliabile che i soggetti più giovani appartenenti a famiglie a rischio e comunque ogni persona di età superiore a 40 anni effettui un controllo completo dall'oculista ogni 2 anni in modo da giungere il più precocemente possibile ad un'eventuale diagnosi di glaucoma.


Coloboma della palpebra

 

Cosa è il coloboma, malattia da cui è affetta mia nipote?

La parola coloboma indica in generale qualsiasi parte malformata o fissurata, ma il termine comunemente si attribuisce ad un difetto di sviluppo dell'occhio e delle sue parti.

Si distinguono perciò colobomi delle palpebre, dell'iride, della coroide, del cristallino, del corpo ciliare e altri ancora.

Le forme più frequenti interessano l'iride, le palpebre e il fondo dell'occhio.

Il coloboma dell'iride si presenta come una intaccatura o una fessura congenita presente nella porzione inferiore dell'iride; si trasmette spesso geneticamente e può comparire da solo o essere parte di un più esteso coloboma coinvolgente il fondo dell'occhio e il nervo ottico. E' il risultato della mancata chiusura della fessura fetale, uno stadio fondamentale dello sviluppo embrionario dell'occhio. Lo si trova qualche volta associato ad alcune rare sindromi. Spesso, come conseguenza di un coloboma dell'iride, la pupilla assume un aspetto a serratura o a pera.

Il coloboma della palpebra può variare da una intaccatura o una fessura sul margine libero della palpebra fino a difetti più estesi coinvolgenti l'intera palpebra. In quest'ultimo caso, la incompleta protezione dell'occhio da parte della palpebra difettata può dar luogo a secchezza, ulcerazione od opacità corneale. Può associarsi a sindromi malformative del viso.

Il coloboma del fondo dell'occhio è caratterizzato da un difetto della retina e della coroide, quella sottile membrana vascolare che riveste la parte interna posteriore del globo oculare e che fornisce l'apporto sanguigno alla retina. Può causare problemi visivi, in particolare scotomi (cioè aree circoscritte di cecità) oppure riduzione dell'acuità visiva.

Nessun intervento chirurgico è in grado di correggere un coloboma oculare, mentre invece l'uso di occhiali può aiutare a migliorare l'acuità visiva.


Gli lacrima sempre l'occhio

 

Il mio Matteo (5 mesi e mezzo) ha l'occhio sinistro quasi sempre sporco a causa delle lacrime che non defluiscono nel canale naso-lacrimale che secondo la mia pediatra è ancora chiuso (si dice stenosi?). Mi hanno consigliato di aprirlo chirurgicamente se, entro i sei mesi, non si fosse aperto spontaneamente tramite dei massaggi eseguiti con il pollice e l'indice lungo il canale naso-lacrimale (che il mio bimbo non si lascia fare molto volentieri).
Ho sentito dire che questo problema si potrebbe risolvere spontaneamente anche entro il primo anno di vita del bambino. Vorrei delle spiegazioni, è sempre necessario ricorrere all'intervento? Quanto tempo si può aspettare perché tutto si risolva da solo? Come viene eseguito l'intervento?

La lacrimazione continua, in genere da un solo occhio, in assenza di pianto, è un disturbo che colpisce due bambini su cento.
E' dovuta ad un ostacolo al normale deflusso delle lacrime attraverso il dotto lacrimale, quel canalicolo visibile come un puntino all'angolo interno dell'occhio, nella palpebra inferiore, attraverso il quale le lacrime normalmente scorrono verso le fosse nasali (per cui, quando piangiamo abbiamo necessita di soffiare il naso).
Il bimbo che ne è affetto non ha segni di infiammazione locale ed i genitori riferiscono spesso che "ha sempre avuto l'occhio umido, lucido".
L'origine di quest'affezione ostruttiva è generalmente congenita, dipendendo dalla mancata perforazione spontanea della valvola di Hasner, che è una membrana posta nella porzione più lontana del dotto nasolacrimale. In genere il sintomo scompare spontaneamente col tempo, a meno che non compaiano processi infiammatori intercorrenti (chiamati dacriocistiti) che portino ad alterazioni cicatriziali. I casi più lievi presentano lacrimazione continua (che in termine medico viene chiamata epifora) solo in concomitanza di raffreddore, per il sovrapporsi del muco nasale ad un dotto nasolacrimale ristretto.
Il trattamento deve essere rapportato alla reale gravità dell'affezione, considerando la necessità di calmare l'ansia dei genitori, di responsabilizzarli nel controllare la sintomatologia e di evitare inutili traumi al bimbo.
In caso di semplice epifora è generalmente sufficiente applicare un massaggio in corrispondenza del sacco lacrimale. Lievi e ripetute compressioni sul puntino posto sulla palpebra inferiore all'angolo interno dell'occhio, aiutandosi con una garzina sterile, facilitano lo svuotamento, per lo meno per via retrograda, del sacco lacrimale e favoriscono l'apertura della membrana/valvola di Hasner.
Nella eventualità che compaiano filamenti di muco sulla congiuntiva e secrezione secca fra le ciglia ed all'angolo interno dell'occhio, saremo probabilmente di fronte ad una complicazione infettiva che andrà curata con un collirio antibiotico da associare al massaggio.
Solitamente l'ostruzione del dotto nasolacrimale si risolve spontaneamente entro l'anno di vita nel 90% dei casi. L'intervento dell'oculista è necessario nelle forme più pronunciate, quando l'epifora diviene costante e si associa ad una ricorrenza di complicanze infettive: muco-pus, infiammazione e dolore localizzabili in corrispondenza del sacco lacrimale.
In questi casi può essere opportuno eseguire un sondaggio delle vie lacrimali. Il sondaggio, di per sé non doloroso, viene eseguito con uno specillo (un ferro flessibile a punta arrotondata che viene introdotto nel canale per "stapparlo"). Tale manovra può essere praticata da sveglio nel bambino sotto i 6 mesi; ma necessariamente sarà in anestesia generale nei bimbi più grandicelli.


Controllo della vista

 

Ho un bimbo di nove mesi. Sia io che mio marito siamo miopi. Vorrei sapere se oltre alla visita nella USL di appartenenza è opportuno farlo visitare in un centro specializzato. In caso affermativo quale scegliere?

La visita che avete effettuato è più che sufficiente per valutare deficit visivi o ambliopia (particolare attenzione va posta alla eventuale comparsa di strabismo).
Nell'età scolare (ultimi anni della scuola materna o primi della scuola elementare) sarà opportuna la visita specialistica per valutare invece una eventuale miopia, poichè questa patologia viene determinata dallo sviluppo anomalo del globo oculare per cui è necessario attendere il progredire dell'accrescimento corporeo.


Emeralopia

 

Ho un bambino di dieci anni che soffre di adattamento della vista al buio. Fatte alcune analisi, ci è stata diagnosticata l'emeralopia. Fortunatamente non ha alterazione del campo visivo o altre disfunzioni della vista. Vorrei, per favore, avere altre informazioni su questo tipo di disturbo.

E' l'incapacità a vedere bene con un'illuminazione forte: si verifica in altre parole un forte indebolimento della vista in presenza di luce intensa. Viene detta anche cecità diurna.
In passato questo termine veniva applicato erroneamente alla cecità notturna o nictalopia (che invece indica l'incapacità di vedere, ma solo nella semioscurità). Nella emeralopia la vista è difettosa alla luce del sole e con una buona illuminazione, mentre è normale al crepuscolo e nella semioscurità.
E' un sintomo che compare in numerose patologie oculari: albinismo (assenza congenita di pigmento negli occhi a causa di un deficit di un enzima), retinite (infiammazione o degenerazione della retina) con scotoma centrale (assenza o riduzione visiva dell'area centrale del campo visivo), ambliopia tossica (diminuzione della vista da intossicazione endogena od esogena), coloboma (fissurazione congenita od acquisita) dell'iride e della coroide, opacità del cristallino o della cornea, congiuntivite associata a fotofobia.


Nistagmo

 

Sto cercando di documentarmi il più possibile su una malformazione ottica chiamata NISTAGMO A SCOSSE diagnosticato dopo una visita dal mio pediatra.

Per nistagmo si intende un movimento di oscillazione degli occhi, orizzontale, verticale o rotatorio, più o meno ritmico, di solito involontario.
Viene diviso sulla base del suo ritmo in una varietà di tipo pendolare ed una varietà a scosse. Nel tipo pendolare il ritmo dei movimenti è regolare. Nel nistagmo a scosse, c'è invece un movimento lento in una direzione seguito da un rapido movimento di ripristino nella direzione opposta (come il carrello della macchina da scrivere). La direzione in cui si ha la componente rapida viene utilizzata per indicare la direzione del nistagmo.
Si distinguono due tipi maggiori di nistagmo a scosse: uno interessa l'apparato di fissazione o i meccanismi neuromuscolari dell'occhio, mentre l'altro prende origine dall'apparato vestibolare dell'orecchio. Ad esempio il cosiddetto nistagmo ottico-cinetico insorge nel seguire con lo sguardo degli oggetti costantemente in movimento quali ad esempio i pali telefonici visti da una automobile in movimento o da un treno. Poiché un individuo non è in grado di inibire volontariamente i propri movimenti oculari, il nistagmo ottico-cinetico è stato largamente usato nello studio obbiettivo della visione, in particolar modo nell'età infantile e pediatrica. Clinicamente lo si può studiare facendo osservare ad un paziente un tamburo rotante od uno schermo televisivo sui quali vi siano una serie di figure in movimento o delle linee alternate bianche e nere, in movimento.
Il nistagmo latente è un tipo raro di nistagmo a scosse orizzontali che si può ottenere occludendo un occhio oppure sottoponendo ai due occhi immagini di diversa intensità luminosa. Quando tutti e due gli occhi sono aperti, questo tipo di pazienti può presentare una visione normale, ma non appena uno dei due occhi viene coperto, la visione nell'occhio controlaterale aperto è molto ridotta. Non esiste alcun trattamento.
Vi è poi un nistagmo che insorge ai gradi estremi di rotazione dello sguardo. Esso può essere orizzontale o verticale e può sopravvenire anche nelle persone normali che siano debilitate od affaticate.
Per nistagmo congenito si intende una anomalia ancora poco conosciuta che di solito rientra nella varietà a scosse. La si osserva all'inizio nei primi mesi di vita. Può essere ereditario ed associato ad altre lesioni oculari. Il capo può essere ruotato in una direzione tale da consentire agli occhi il minimo nistagmo. Si tratta di una condizione che dura tutta la vita.


Sindrome di Duane

 

A mia figlia è stata riscontrata la sindrome di Duane all'occhio sinistro. Vorrei avere maggiori informazioni e sapere se è consigliato l'uso di occhiali con velature.

La sindrome di Duane è una sindrome ereditaria congenita che si trasmette come carattere autosomico dominante (cioè dal genitore malato al figlio). Più raramente può essere sporadica e perciò non ereditata da un familiare.
E' dovuta alla simultanea denervazione dei muscoli retto mediale e laterale dell'occhio; la contemporanea contrazione di questi provoca retrazione del globo oculare e restringimento della rima palpebrale in adduzione e un'apparente paralisi del muscolo rettolaterale con limitazione o assenza di abduzione. In altre parole, due muscoli dell'occhio si contraggono insieme e, invece di ruotarlo internamente o esternamente, lo tirano indietro bloccandolo.
Per migliorare la coordinazione degli occhi e diminuire (senza però eliminare completamente) il movimento asimmetrico degli occhi, la maggior parte delle sindromi di Duane viene sottoposta a una correzione chirurgica verso i sei anni di vita.


Strabismo

 

Nostro figlio di sette mesi ha gli occhi che convergono leggermente. E' strabismo? Se si, è possibile che si corregga da solo crescendo oppure è necessaria una terapia?

Osservando un bambino di pochi mesi e facile notare che frequentemente il piccolo non riesce a mantenere dritti gli occhi.
Questo è un atteggiamento del tutto normale nei primi mesi di vita, dovuto al fatto che il bimbo non è ancora in grado di utilizzare contemporaneamente i due occhi e neanche di controllarne i movimenti. E' molto comune perciò che, fissando un qualsiasi oggetto, il piccolo faccia deviare uno dei due occhietti verso l'interno o verso l'alto.
Questo strabismo è pero temporaneo ed è spiegabile con il fatto che il suo apparato visivo non ha avuto ancora il tempo di raggiungere una completa maturazione.
All'età di sei - sette mesi il bambino dovrebbe però essere in grado di tenere entrambi gli occhietti dritti e paralleli: se ciò non si verifica ancora, potrebbe in effetti trattarsi di strabismo. E' meglio quindi segnalare il problema al Pediatra.


Tieni d'occhio i suoi occhi.

Campagna di prevenzione ed educazione per i bambini e le loro famiglie, promossa dalla Associazione Professionale Italiana Medici Oculisti.

Se il tuo bambino ...

... è il caso di consultare un MEDICO OCULISTA


Risposte a prima vista: è vero o falso?

Guardare la TV o il computer da vicino fa male agli occhi. FALSO
In realtà il monitor trasmette una quantità modestissima di radiazioni, che non raggiungono la soglia di pericolosità a livello oculare. E' comunque opportuno evitare che il piccolo stia a meno di 2 metri dalla TV o di 60 cm dal videoterminale e che l'impegno visivo in queste condizioni non superi le due ore nell'arco della giornata.
 
Gli occhiali guariscono i difetti della vista. FALSO
Indossare la correzione non modifica la spontanea evoluzione dei difetti visivi. E' comunque necessario che i bambini che presentano problemi visivi indossino sempre gli occhiali prescritti.
 
La benda corregge lo strabismo. FALSO
A volte i bambini strabici hanno una differente capacità visiva nei due occhi, per cui si rende necessario il bendaggio per far lavorare l'occhio "pigro". La vista migliora, ma lo strabismo rimane invariato anche dopo il bendaggio. In genere, per riallineare gli assi visivi è necessario effettuare un piccolo intervento chirurgico.
 
L'occhio pigro può essere curato solo nei primi 6 anni di vita. VERO
Tre bambini su cento preferiscono lavorare con un occhio solo: riconoscere precocemente questa condizione è fondamentale per potervi porre rimedio. L'occhio pigro o ambliopia è un disturbo che non dipende direttamente dall'occhio, ma dal cervello, che trascura le immagini inviate da questo. Più tardi si interviene, meno possibilità ci sono che il cervello riprenda ad usare le immagini trasmesse dall'occhio trascurato. Dopo i 6-8 anni la situazione è irreversibile.
 
Non è possibile visitare i bambini che non sanno leggere. FALSO
E' possibile effettuare una visita medica oculistica a qualsiasi età, anche a pochi giorni di vita: avvalendosi di tecniche più o meno sofisticate, il medico oculista è in grado di individuare tutti i problemi oculari dell'infanzia.
 
Le lenti a contatto possono essere usate anche nella prima infanzia. VERO
La lente a contatto può essere utilizzata a qualsiasi età. In alcune malattie (come nella cataratta congenita e nell'aniridia) è l'unica soluzione medica possibile. E' comunque sempre il medico oculista a suggerire questa opportunità.
 
I difetti della vista sono ereditari. VERO
Sebbene sia possibile che due genitori portatori di un difetto visivo non lo trasmettano ai propri figli, la gran parte dei problemi oculari presenti in famiglia viene ereditata. Per questo motivo, una visita preventiva è consigliata a tutti i bambini prima dei 6 anni, mentre il genitore affetto da miopia, ipermetropia o astigmatismo deve rivolgersi più precocemente allo specialista.
 
Carote e mirtilli curano la miopia. FALSO
La frutta e la verdura fanno bene in ogni caso, ma non hanno alcuna efficacia nel prevenire o curare qualsiasi problema oculare. In alcuni Paesi in via di sviluppo sono possibili gravi carenze alimentari, che possono giovarsi di apporti vitaminici supplementari, ma non nelle nostre normali condizioni di vita.
 
Gli impacchi caldi giovano nelle congiuntiviti. FALSO
Il calore aumenta la dolorabilità nelle infiammazioni e contribuisce alla diffusione dell'infezione. In presenza di un arrossamento oculare è buona norma lavare con acqua fredda l'occhio e ricorrere al medico oculista se il sintomo persiste per più di 24 ore.
 
Gli occhiali da sole si possono portare anche in tenera età. VERO
I filtri solari o occhiali da sole sono indicati in età pediatrica. Il concetto che il sole è naturale e non è dannoso è stato superato e i danni prodotti da esposizioni incontrollate ai raggi UV sono stati accertati. Come proteggiamo la pelle dei nostri bambini con le creme, così è opportuno proteggere i loro occhi, soprattutto in alta montagna, sulla neve, al mare o in barca. Non si dovrebbe, allo stesso tempo, un cappellino con visiera.

Calazio

 

Vorrei sapere qualche informazione sul CALAZIO, se c'è qualche cura oppure se è inevitabile l'incisione. La bambina ha sette anni, si è formato sulla palpebra destra da una ventina di giorni.

Il calazio è una malattia dell'occhio molto frequente. Si tratta di un granuloma originato dalla ritenzione della secrezione di una ghiandola di Meibomio (ghiandola della palpebra che produce sebo, cioè grasso). Attorno alla raccolta grassa accumulata si forma un tessuto reattivo di granulazione (una specie di callo) che non ha tendenza a regredire. Il calazio si presenta come una piccola tumefazione di consistenza cartilaginea, a superficie liscia, ricoperto da cute normale e non dolente. In genere non dà luogo a disturbi di qualche importanza e rappresenta, quasi esclusivamente, un problema estetico. Tuttavia un calazio può a volte suppurare (piccolo ascesso). La terapia del calazio consiste nella sua asportazione. Anche l'infiltrazione locale con cortisonici può dare buoni risultati. Sono comunque segnalati casi di risoluzione spontanea.